Se ne va uno dei padri dell’ematologia Italiana, in una calda giornata estiva che invita tutta la comunità medico-scientifica a fermarsi a riflettere su ciò che significa “Scuola di Medicina”. Che è dedizione quasi maniacale al lavoro, attenzione per i pazienti, promozione della ricerca e trasferimento delle conoscenze ai giovani medici in formazione. Il professor Mandelli capostipite dell’Ematologia romana, già ordinario dell’Università Sapienza di Roma oltre ad aver dedicato la vita all’attività clinica e di ricerca, ha dato un contributo sostanziale alla creazione di due grandi associazioni una di volontariato, l’AIL e il Gimema. Il Professore è riuscito nell’impresa di creare un ponte essenziale tra i pazienti e ed il contesto clinico-scientifico, amplificando al massimo quel rapporto di fiducia antico, umano e solidale tra medico e paziente. Ma Franco Mandelli ha fatto molto di più: ha creato una “Scuola di Ematologia”. Sempre attento all’innovazione scientifica ha selezionato gli allievi più idonei per captare in un ambito internazionale i progetti di ricerca clinica e sperimentale di maggior interesse e le metodologie più innovative per effettuare i trapianti di midollo osseo e di cellule staminali per poi importarli ed attuarli in Italia. Questa attività dura e faticosa ha permesso di ottenere risultati clinici molto importanti nell’ambito delle leucemie e dei linfomi. Alcuni dei suoi allievi hanno contribuito al progresso sostanziale delle scienze ematologiche ed in alcuni casi ricoprono oggi cariche accademiche e posizioni cliniche di rilievo in tutto l’ambito nazionale e non solo, perpetuando la scuola dell’ematologia Italiana. Il professor Mandelli oggi ci ha lasciato, resterà il ricordo della sua capigliatura bianca e spettinata visibile in orari a volte improbabili nei reparti di ematologia di via Benevento, ma a riflettere bene ci lascia anche una immensa eredità: ci ha indicato la metodologia giusta per “fare Scuola”. Ci ha fornito una rara visione di cosa deve fare un vero professore ordinario nei tempi, nei modi e nella scelta degli attori giusti per seminare i semi della conoscenza e raccoglierne poi i frutti a beneficio dei malati. I grandi vecchi non muoiono mai, la loro visione va oltre la loro esistenza. Grazie Professore per averci indicato la strada.