Questa mattina attivisti di Greenpeace si sono incatenati davanti allo stabilimento della multinazionale Mondelēz, che in quella sede produce per il mercato italiano snack contenenti olio di palma come i cracker Ritz e le patatine Cipster. Mentre alcuni attivisti appendevano uno striscione con la scritta “Basta olio di palma che distrugge le foreste”, altri volontari vestiti da orango, animale endemico delle foreste del Sud-Est Asiatico che rischia l’estinzione, si aggiravano fra tronchi bruciati e barili di finto olio di palma con il logo dei famosi snack prodotti nello stabilimento di Capriata d’Orba. Obiettivo della protesta pacifica, che segue altre azioni nonviolente succedutesi in Italia e in Europa nelle ultime settimane, è quello di chiedere alla multinazionale statunitense di non acquistare più olio di palma legato alla deforestazione e alla violazione dei diritti umani. La strada di una filiera sostenibile e trasparente non solo è possibile ma è anche un investimento vantaggioso per l’azienda, oltre che per l’ambiente. «Distruggere le foreste pluviali per produrre olio di palma è inaccettabile. Questa produzione indiscriminata sta alimentando una crisi climatica che ha impatti a livello globale e sta distruggendo l’habitat di animali rari come gli oranghi. Mondelēz e le altre multinazionali devono smettere di rifornirsi da Wilmar, il principale commerciate di olio di palma a livello globale, fin quando non sarà in grado di dimostrare che l’olio di palma che vende non è prodotto a discapito dalle foreste», dichiara Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace Italia. Una recente indagine di Greenpeace ha rivelato che tra il 2015 e il 2017, 22 fornitori di olio di palma di Mondelēz, tra cui Wilmar, sono stati responsabili della distruzione di oltre 70.000 ettari di foresta pluviale nel Sud-Est Asiatico, di sfruttamento del lavoro minorile e dei lavoratori, di deforestazione illegale, incendi dolosi e accaparramento di terre. Tra il 2010 e il 2015 numerose multinazionali si sono impegnate a eliminare dalla propria catena di approvvigionamento entro il 2020 olio di palma collegato a deforestazione, distruzione delle torbiere e violazione dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali. Nonostante ciò, la distruzione delle foreste pluviali indonesiane a causa dell’espansione delle piantagioni di palma da olio non ha mostrato alcun segno di rallentamento. Greenpeace sta chiedendo nuovamente alle aziende di rispettare e far rispettare ai propri fornitori gli impegni presi per fermare entro il 2020 la distruzione delle foreste.