Nella Tuscia viterbese tutto pronto per le celebrazioni della storica Festa che celebra la tradizione di artigianato storia e cultura. Oltre ad Olio e Vino Novello, da non perdere il Pamparito vignanellese e il Torneo dell’Agone dell’Olmo

La diciannovesima edizione della Festa dell’Olio e Vino Novello è ormai alle porte e Vignanello, nel cuore della Tuscia viterbese, si appresta a festeggiare una delle feste più attese dell’anno. Nello sfondo dei colori autunnali della terra falisca, l’antico borgo si vestirà infatti a festa per due fine settimana consecutivi (2-3-4 e 9-10-11 novembre), tornando indietro nel tempo, nelle atmosfere e sapori del passato. Tra rievocazioni storiche ed antichi mestieri, saltimbanchi, giocolieri ed artigiani si potranno anche visitare il centro storico, il Castello Ruspoli e i “Connutti”, avventurandosi nei meandri della Vignanello sotterranea. Da non perdere la quarta edizione dell’AGONE DELL’OLMO, il rinomato torneo tra Musici Storici che nasce dalla volontà di promuovere, soprattutto tra i giovani, la tradizione dello sbandieramento e della musica rinascimentale dei tamburi con il compito ben preciso di non lasciare indietro quelle che sono le tradizioni della propria città. L’iniziativa, a cura dell’ Associazione Culturale Rinascimentale Giovanni Maria Nanino in collaborazione con la Pro loco, rappresenta una vera e propria occasione durante la quale tamburi e chiarine si esibiscono, che ha l’ambizione di far crescere  il gruppo, ma anche di realizzare uno spettacolo mai visto prima. Le vecchie cantine scavate nel tufo torneranno ad ospitare gli antichi mestieri del Rinascimento ospitando un itinerario districato per le strette vie del centro storico e che prevede dimostrazioni pratiche, giochi rinascimentali e artisti di strada. Non da meno sarà il mercato degli artigiani locali che in abiti d’epoca proporranno ai visitatori manufatti ed eccellenze enogastronomiche lungo Corso Matteotti, e il Bazar per le vie di Corso Garibaldi, dove sarà possibile trovare oggettistica e prodotti tipici. Tra le degustazioni assolutamente da non perdere quelle organizzate all’interno della Sala Consiliare del Comune (a cura di Carlo Zucchetti e Roberto Petretti), alla cooperativa Viticoltori dei Colli Cimini, dove si produce vino novello sia bianco che rosso, e al frantoio Cioccolini. Ma da non perdere in assoluto, durante i pranzi e le cene in programma a Vignanello durante la Festa, l’assaggio del Pamparito, insignito dal 2016 prodotto DE. C. O. di produzione. Il pane vignanellese, lavorato e prodotto in loco, è sempre stato considerato l’ingrediente tipico della Santa Pasqua, così come la “Pizza Usuale” era il dolce dei “grandi” nella stessa circostanza, mentre la “Scarsella” e  la “Pupa” erano i dolci dei “piccoli”. In nessun paese del circondario viene elaborato un impasto che vi somigli per forma, profumo, sapore e delicatezza, oltreché per eccezionali ricchezze nutrizionali, in un composto formato da elementi a km zero come l’anice, l’olio e il vino bianco di Vignanello. Il pamparito sarà il giusto companatico per i “Menu Festa” proposti, con prezzi a pasto completo che variano dai 20 ai 30 Euro, nei seguenti locali: Segrete del Castello, Taverna del Novello, Tana dello Sbandieratore, Osteria Angeli Custodi, Cantina del ’79, Ristorante Cantina del gusto, Ristorante Palazzo Pretorio e Ristorante Il Vicoletto 1563.
La “Festa dell’Olio e del Vino Novello” è organizzata dalla Pro Loco e dalla Compagnia del Novello in collaborazione col Comune di Vignanello.

Infoline: 329.7771809 – info@prolocovignanello.org
https://www.prolocovignanello.org/

Facebook: Pro Loco Vignanello

NOTE DI GUSTO

IL VINO NOVELLO
“Catello” I.G.T. Colli Cimini
E’ un vino ottenuto subito dopo la vendemmia con una particolare tecnica di vinificazione, detta della macerazione carbonica, la quale gli conferisce, oltre a livelli tannici molto bassi, un colore particolarmente vivo e caratteristiche olfattive e di gusti tipici dove predominano la freschezza ed il fruttato degli aromi delle uve. Il vino novello non è, cme comunemente si crede, il vino nuovo: trattasi di prodotti distinti perché ottenuti con metodi di vinificazione diversi.

L’OLIO NOVELLO
L’Olio extravergine del Territorio della Tuscia
Appena franto e imbottigliato, è un’esperienza che nessun amante dell’olio dovrebbe negare a se stesso. Si ottiene dalla spremitura delle prime olive, raccolte in zone dove il clima più favorevole consente una raccolta anticipata, in modo da poter essere commercializzato sin dai primi giorni di novembre. L’olio novello, grazie al suo inconfondibile sapore, è quello che conquista i palati più esigenti: viene messo in bottiglia non filtrato, per esaltare al massimo il suo sapore ed aroma: l’olio appena franto è il massimo della sua freschezza e della sua fragranza.

IL PAMPARITO
Il pane prodotto è considerato di ottima qualità perché derivato da grani coltivati in un ambiente con specifici fattori geografico – ambientali che caratterizzano il territorio della Tuscia viterbese e dall’impiego di acqua potabile, vino ed olio prodotti nel territorio.
Elenco degli ingredienti (per 8 Pampariti da 500 gr.)
Le materie prime impiegate sono utilizzate nel seguente rapporto:
3,5 kg di farina tipo 0/00
tra 1,5 e 3,5 % di sale fino, del quantitativo di farina indicato
0,3 /0,6 l di olio extra vergine  di oliva di Vignanello
0,25/0,50 l di vino bianco di Vignanello D.o.c.
30/50 gr di anice
100/120 g di lievito di birra .
Acqua tiepida qb per amalgamare l’impasto
1 uovo di galline allevate a terra
Non sono ammessi coloranti, conservanti, additivi, materie prime provenienti da prodotti geneticamente modificati, nè dolcificanti di alcun genere. E’ invece consentito l’utilizzo di lievito madre.
Le peculiarità chimico-fisiche delle materie prime devono essere certificate dal fornitore.
Preparazione delI’impasto
Si scioglie il lievito nell’acqua tiepida e si aggiunge tanta farina quanto basta per formare un panetto morbido e consistente. Lo si lascia lievitare per almeno 2/4 ore.
Separatamente si amalgamano in ordine: la farina, il sale, l’olio, i semi di anice precedentemente lasciati in ammollo nel vino per almeno una mezz’ora e il vino stesso. Si continua ad impastare il tutto fintanto che il composto non risulti ben amalgamato. A questo punto si unisce l’impasto appena ottenuto al panetto lievitato precedentemente e si lavora il composto a lungo ( si allarga con i pugni, si riavvolge su se stesso e si sbatte sul tavolo…) dopodiché far riposare lo stesso, per  una mezz’ora.
Si divide l’impasto in panetti allungati alle estremità e si dispongono modellati, su di una teglia in ferro ben oleata, lasciandolo lievitare con le dovute accortezze.
Quando i panetti sono raddoppiati di volume, si spennellano con l’uovo sbattuto.
Cottura E Sfornatura
Si inforna ad una temperatura di circa 230 C°, per circa 40-45 minuti. Al termine della cottura la crosta del Pamparito di Vignanello dovrà presentare una colorazione ed una lucentezza che ricorda i marroni dei Monti Cimini.
Confezionamento
Per garantire le caratteristiche qualitative, l’identificazione e la tracciabilità, il prodotto finito dovrà essere confezionato in buste traforate o in apposite confezioni Storia
Il “Pamparito” di Vignanello è sempre stato considerato il pane tipico della Santa Pasqua. La scampagnata di Pasquetta aveva inizio con il pellegrinaggio, a piedi, al Santuario di Sant’Eutizio, dove i pellegrini si confessavano, ascoltavano la messa e prendevano la Comunione. Poi ci si riuniva al resto della comunità in quel di Centignano per un lauto pranzo preparato dai genitori e consumato all’aperto.
Il pranzo si protraeva per l’intero pomeriggio, durante il quale si susseguivano giochi popolari, canti, balli e competizioni di rime “a braccio”; il tutto accompagnato da scherzi non sempre di buon gusto e da immancabili gare di resistenza ad ingurgitare bicchieri di vino.
Con il trascorrere degli anni e con il benessere sociale, tutto quello che doveva essere il simbolo della festa finì per diventare abitudine quotidiana. Anche i prodotti caratteristici di importanti ricorrenze persero di valore e d’ interesse.
Etimologia
Parlare di etimologia per il termine Panparito, o Pamparito, o Pamparido, o Pambarito, di sicuro dialettale, risulta pressoché impossibile.
Il nome, certamente “storpiato”, “modificato”, “modernizzato” nel corso degli anni, riferito alla finalità, o all’uso tradizionale, o alle modalità di preparazione, potrebbe aver subito cambiamenti, anche lievi, che possono aver completamente snaturato la denominazione iniziale di questo prodotto prelibato.
Qualche signora novantenne, vignanellese da generazioni, ricorda che il Pamparito (così come è sempre stato pronunciato, ma mai scritto chiaramente) veniva preparato in casa,
secondo antiche ricette tramandate dalla nonna convivente ed era considerato il “pane” tipico della Pasqua, così come la “Pizza Usuale” era ritenuta il “dolce” nella stessa ricorrenza.
All’epoca, la preparazione di questo particolare pane non era affatto comune: gli ingredienti di base non erano alla portata economica del maggior numero delle famiglie vignanellesi. Il Pamparito era un prodotto che poteva derivare da famiglie benestanti e forse parte della popolazione non ne conosceva il nome, né, tanto meno, il gusto.
Solo più tardi, col benessere crescente, il Pamparito trovò collocazione tradizionale sulla tavola imbandita di ogni famiglia in occasione della Santa Pasqua.
Tornando al “nostro” Pamparito ed alla sua etimologia, si possono, però, proporre alcune semplici considerazioni, utili a dipanare il mistero dell’origine e forse a comprendere le modifiche subite, da tale appellativo, nel corso degli anni.
Il termine Panparito, in uso verso la metà dell’Ottocento, quando l’analfabetismo si aggirava intorno all’80% della popolazione, poteva molto probabilmente derivare dal doppio termine Pan Parito, dove  Pan sta per Pane e Parito (in latino)  per “prepararsi a …”, “essere sul punto di …”:  forse  pane  da prepararsi a Pasqua.
Con il trascorrere del tempo, la conoscenza grammaticale e l’unione dei due termini (Pan Parito), nel rispetto della grammatica, che prevede la lettera “m” anteposta alle lettere “b” e “p”, la parola “sintesi” Pan Parito potrebbe essersi trasformata nel più moderno termine, grammaticalmente corretto,  Pamparito.
Degustazioni consigliate:
Tiepido: gustare in fettine sottili con vino “Greco bianco” di Vignanello; Temperatura ambiente: con affettati accompagnato dal “Vignanello Rosso”; Indurito (7-10 giorni): ammorbidito in tazza con caffellatte ben zuccherato.
Abbinamenti gastronomici
Perfetto su antipasti di carciofi, bruschette con verdure, insalate di lenticchie, marinate di pesce di lago, zuppe di funghi finferli, primi piatti con molluschi, fritture di carni, pesci di lago in umido, coniglio arrosto, formaggi caprini.