Vittorio Camaiani ha presentato a Porto San Giorgio (FM), nella splendida cornice ottocentesca di Villa Montanari Rosati, la sua ultima Collezione AI 2018-18 intitolata “Filo d’erba”. Il couturier, o come, personalmente, amo definirlo “lo stilista colto”, con questa collezione continua nel suo itinerario, il suo viaggio che dura ininterrottamente, e costellato da successi, da trent’anni.

A differenza dei luoghi dove Vittorio ci ha sin qui condotto e fatto “visitare”, con le sue passate collezioni, quella per il prossimo Autunno-Inverno ci fa viaggiare nel tempo.

La sua è una visione introspettiva, un ritorno “alle origini”; il sentiero nel quale ci conduce, con quest’ultimo viaggio, potrebbe essere definito quasi come una sorta di percorso “onirico-darwiniano”; un sogno che ci riaccompagna, e ci riporta, all’età dell’innocenza, li “dove tutto ebbe inizio”.

L’evento è stato preceduto da una breve tavola rotonda, moderata da Elena Parmegiani, direttrice eventi della Coffee House Palazzo Colonna a Roma, che ha intervistato gli ospiti: la giornalista de “La Verità”, Sabrina Biraghi, ex Direttore del quotidiano romano “Il Tempo”, il giornalista-biografo di Gianni Versace e Valentino, Tony di Corcia e la padrona di casa, Marilena Montanari Rosati.

La sfilata, come di consuetudine per Vittorio, mette in risalto la sartorialità delle sue creazioni, quel “fatto rigorosamente a mano” tanto caro al maestro, è la sua cifra stilistica distintiva. “Le Mani, la Moda, Le Marche”, sone le tre “M” che hanno sempre impresso la direzione alla creatività di Vittorio Camaiani.

Il Filo d’erba, il leitmotiv di questa sua ultima collezione, in qualche modo simboleggia lo spirito con il quale Camaiani pensa e realizza i suoi capi: slanciato nelle forme, elegante nella sua unicità, camaleontico con la luce tanto da virare, a seconda dell’ora del giorno, come nelle quattro nuances principali proposte da Vittorio: il verde, il viola, il glicine ed il rosso. Colori “vivi” che si intarsiano con il grigio creando un effetto che, proprio per la peculiare lavorazione Haute Couture dei capi donano, ad essi, uno spirito primaverile a dispetto della stagione autunnale.

I fili d’erba “spuntano” da gonne e pantaloni, si “arrampicano” sui cappotti, si “librano”, liberi nell’aria, dalle maniche di giacche e camicie sino a mutare in foulard, o sciarpa, nell’abito da sera di un bel verde brillante.

Non potevano mancare di certo le tute, tanto care al maestro; capi che permettono alla donna di sentirsi libera e, con un semplice cambio di accessori, poter affrontare con raffinata eleganza, le varie ore della giornata.

I cappelli di Jommi Demetrio, offrono supporto al Filo d’erba che punta, sinuoso, il cielo, mentre le eleganti calzature, a tacco basso di Lella Baldi, con lo stesso spirito e desiderio di primavera, complementano il look.

Risulta estremamente complesso classificare, catalogare, descrivere ed analizzare verbalmente i capi pensati, e creati da Vittorio Camaiani.

Il suo stile unico, scevro, ed emendato, da tutti gli inutili “orpelli” addomesticati al mero scopo di apparire, sono, in qualche modo, “essenziali”; la Donna Camaiani non è mai banale, al contrario, è una Donna elegantemente raffinata, inequivocabilmente ricercata e con una personalità estremamente definita. La Donna Camaiani decide di vestire le creazioni del maestro per accarezzare, e sottolineare, le sue forme, per evidenziarne il fascino ed al contempo per sentire il suo corpo libero di muoversi ed esprimersi perché, i capi creati da Vittorio Camaiani non sono capi pensati esclusivamente per essere esibiti, ma capi da ideati per essere indossati e nel farlo, sentirsi Donne libere.

 

Michela Cossidente

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