Rivolgo a tutti un saluto di grande cordialità, al Ministro, che ringrazio per le sue parole, al Presidente della Regione, al Presidente della Provincia, a tutte le autorità, al Sindaco di Portoferraio e ai sindaci degli altri sei comuni dell’isola e – attraverso loro – a tutti i concittadini.

Vorrei salutare e ringraziare la Preside Battaglini che ci ospita in questa splendida scuola e l’Istituto ‘Giuseppe Cerboni’. Un saluto particolare a tutte le scuole dell’isola dell’Elba.

Ma il saluto principale – mi sarà consentito – è per gli studenti e per gli scolari.

Siete giunti qui da tutta Italia, bambini della scuola d’infanzia e della scuola primaria insieme ai ragazzi delle medie e ai giovani delle superiori.

La vostra presenza, la vostra partecipazione, trasmettono un’immagine e una carica di fiducia e di speranza. Desidero salutarvi con grande affetto. Voi siete i protagonisti della scuola.

Un cordiale saluto anche ai vostri insegnanti, ai presidi e ai direttori didattici, agli operatori della scuola e dell’amministrazione della pubblica istruzione.

Desidero ricordare Fabrizio Frizzi, che, per molti anni, è stato il conduttore, sensibile ed entusiasta, della festa d’avvio dell’anno scolastico.

Ringrazio Claudia Gerini e Flavio Insinna, che stanno conducendo in maniera brillante questa festa. Ringrazio Paola Cortellesi e tutti gli artisti. Ringrazio tutti coloro che si sono adoperati per realizzare questo incontro: il regista e tutto il personale che, nei vari ruoli e attività, combattendo con l’autunno, è riuscito a far realizzare questa splendida cerimonia.

La scuola è un’istituzione cardine dello Stato democratico, ma è anche una comunità educante, che muove dalla vita, dai problemi di ogni giorno, per formare persone libere.

La scuola è l’oggi che prepara il domani. Delle vostre conoscenze, ragazzi, della vostra cultura, anche delle vostre amicizie.

Anche per questo lo studio è un diritto fondamentale della persona, di ogni persona. Assicurare l’istruzione è un dovere inderogabile della Repubblica. Organizzare, e garantire, un sistema formativo adeguato ai tempi è una assoluta priorità politica e istituzionale. Ogni attenzione, ogni risorsa destinata alla scuola e alla ricerca ritorna con gli interessi alla società.

Rendere il sistema scolastico migliore, più forte sul piano culturale e formativo, più aperto alla società e al lavoro, è un compito anzitutto delle istituzioni. Ma a questo impegno tanti sono chiamati a concorrere nella società, tutti in realtà. La scuola è un patrimonio comune e come tale va curato da tutti nel nostro Paese.

La scuola è anche una cartina al tornasole, un barometro della nostra concreta condizione di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra le persone.

Ottant’anni fa, nel settembre del 1938, la stagione scolastica si apriva con l’espulsione dalla scuola pubblica di tutte le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini ebrei. E con il licenziamento dei professori di origine ebraica. Una legge aveva dato forma a un razzismo di Stato: è una delle pagine più brutte e tristi della nostra storia.

Liliana Segre – come altri – ha ricordato, in questi giorni, il suo trauma di bambina esclusa dalla scuola che era e sentiva propria. La feroce discriminazione subita.

Questa è una lezione che non dobbiamo mai dimenticare. La scuola deve unire e non dividere o segregare. La scuola deve moltiplicare le opportunità, non ridurle. La scuola deve generare amicizia, solidarietà, responsabilità e mai seminare odio, rancore, volontà di sopraffazione, discriminazioni di qualunque genere.

Guardando alla scuola dobbiamo essere consapevoli di limiti e lacune che siamo chiamati a colmare. Nonostante i risultati raggiunti in termini di scolarizzazione, a cominciare dall’accresciuta frequenza alla scuola d’infanzia, abbiamo un numero ancora troppo elevato di ragazzi che desistono dagli studi prima di completare il ciclo delle superiori o addirittura prima di completare quello dell’obbligo: dobbiamo ridurre il più possibile questa emorragia. La dispersione scolastica è un’amputazione civile; e anche una perdita economica per il Paese.

È nostro compito contrastare il circolo vizioso tra povertà economica e povertà educativa. Sappiamo che le condizioni di bisogno o di deprivazione della famiglia d’origine aumentano i rischi di marginalità anche nella scuola. Ed è vero anche l’inverso: la povertà nelle conoscenze moltiplica i pericoli di marginalità da adulti. Ogni sforzo va compiuto per rompere questa spirale. La scuola non può rinunciare a essere un motore di mobilità sociale. Una scuola che funziona bene può aiutare il Paese a togliersi le ingessature. È, questo, un grande traguardo, che corrisponde pienamente ai principi della nostra Costituzione.

Ciò non vuol dire che vada attenuata la cura per i talenti. È possibile tenere insieme l’ampliamento delle opportunità e lo sviluppo delle eccellenze: alle volte può non essere facile ma questa è la sfida. Abbiamo per fortuna tante realtà che raggiungono ottimi standard e sono l’avanguardia del sistema scolastico.

La scuola italiana – si dice spesso – ha i suoi problemi. È vero, ma ha anche grandi qualità, e insegnanti valorosi che dedicano impegno e non risparmiano sacrifici anche quando le condizioni non sono quelle desiderate, come oggi ha ricordato il Ministro.

Una prova di questa qualità sono gli italiani che si fanno strada con successo nelle università di tutto il mondo, che sono parte di prestigiosi gruppi di ricerca, che conseguono premi e riconoscimenti di valore mondiale.

Il più recente è la medaglia Fields assegnata ad Alessio Figalli, giovane docente di matematica a Zurigo. Ne siamo orgogliosi. Il premio è anzitutto un attestato di merito per i suoi studi, per i suoi meriti. Ma è anche un premio alla scuola italiana, capace di far crescere giovani di così grande qualità.

La scuola è animata dalle energie e dalle motivazioni di chi vi studia e di chi vi lavora, con dedizione e spirito di sacrificio: presidi, insegnanti, personale non docente.

Al tempo stesso, però, deve poter contare sulla collaborazione delle famiglie. Condivisione, partecipazione, dialogo, fiducia sono elementi decisivi per consentire alla scuola di raggiungere i suoi obiettivi.

Non possiamo ignorare che qualcosa si è inceppato, che qualche tessuto è stato lacerato nella società. Alcuni gravi episodi di violenza – genitori che hanno aggredito gli insegnanti dei propri figli – rappresentano un segnale d’allarme che non va sottovalutato.

Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto, come ci è stato efficacemente mostrato poc’anzi, cresce sempre di più nell’animo degli studenti, a scuola e nel web.

Gli strumenti digitali possono amplificare violenze e soprusi, anche in modo drammatico. Ma possono anche aiutarci a combatterli.

Le connessioni digitali sono grandi finestre aperte sul mondo, e sul nostro tempo. Ma esiste anche un lato oscuro della rete. Non è accettabile che un ragazzo di quattordici anni muoia in conseguenza di un’emulazione in un gioco perverso in chat.

Sono vicino al profondo dolore della famiglia del giovane Igor Maj per questa morte assurda e crudele. Dobbiamo chiederci che cosa va fatto per evitare tragedie di questo genere. Le fragilità dei nostri giovani devono poter essere accompagnate e sostenute, poste al riparo da insidie gravi, talvolta mortali, veicolate sulla rete. Le famiglie non possono essere lasciate sole in questa opera. La scuola può far molto per aiutarli.

I giovani corrono avanti. Gli adulti, tuttavia, devono cercar di tenere il loro passo e di accompagnarli.

Il web è spazio di libertà e, per definizione, non merita censure. Ma non deve, in alcun modo, trasformarsi in un mondo parallelo e incontrollato in cui succede impunemente di tutto. Una comunità che si rispetti deve saper proteggere i propri giovani da simili insidie. Governo e Parlamento sono chiamati ad affrontare questo problema sociale.

La sicurezza della scuola – lo ripete spesso il ministro Bussetti – presuppone anche la sicurezza dei suoi edifici. E’ un tema di primaria importanza, che impone fermezza e responsabilità a tutte le autorità pubbliche. Le famiglie hanno diritto alla sicurezza e alla tranquillità dei ragazzi.

Il Ministro intende avvalersi del supporto di tecnologia satellitare per realizzare gli interventi di manutenzione, di monitoraggio e di messa in sicurezza: desidero incoraggiarlo. Occorre far presto perché questo non è tema che possa scivolare tra le varie ed eventuali dell’agenda pubblica.

La sicurezza a scuola è un bene indisponibile. A partire, ovviamente, dalla tutela della salute dei bambini e dei ragazzi. Che va assicurata anche attraverso la certezza e la stabilità delle regole.

Da questa bellissima isola, che è un vanto del nostro Paese, voglio inviare un saluto speciale, non soltanto ai bambini e agli studenti di Portoferraio e dell’Elba, ma a tutti coloro che vivono nelle piccole isole, nelle aree interne, nei piccoli centri lontani dalle metropoli. L’Italia è bella e ammirata nel mondo anche perché la sua identità si è formata nella molteplicità dei territori, delle comunità, delle storie.

Tutti i territori, così come tutti i cittadini, fanno parte della Repubblica e hanno gli stessi diritti e fanno fronte agli stessi doveri. Le istituzioni, che chiedono, legittimamente, il rispetto dei doveri, hanno l’onere di assicurare a tutti, ovunque, le stesse opportunità.

Rivolgo un saluto affettuoso agli studenti dei centri colpiti dal terremoto e impegnati nella ricostruzione con passione e speranza. Siamo e saremo, sempre, accanto a loro.

Ho appena incontrato i compagni di scuola dei ragazzi morti nel crollo del ponte di Genova. I banchi vuoti dei loro amici sono il simbolo più doloroso di quella tragedia inaccettabile.

Ringrazio tutti coloro che sono qui per dimostrare, anche simbolicamente, che la scuola è l’anima del Paese. Ringrazio gli atleti, i campioni, olimpici e paralimpici presenti che lo hanno manifestato.

Auguro a tutti voi un anno di crescita, di serenità, di soddisfazioni.

Questo è il primo anno in cui – salvo pochissime eccezioni – nei banchi scolastici siederanno soltanto giovani nati nel nuovo millennio. È un segno, importante, della vita, della storia e del futuro. Deve farci sentire tutti, nella nostra Italia, ancor più responsabili e ancor più solidali.