La Tarantella del Carnevale, concerto che quest’anno è giunto alla sesta edizione, è un progetto originale del M° Ambrogio Sparagna con l’Orchestra Popolare Italiana (OPI), all’Auditorium Parco della Musica di Roma che, dopo circa due anni di assenza a causa della pandemia da SARS-CoV-2, è “tornato in presenza”.

Concerto con il quale Ambrogio, e la sua musica, ci hanno fatto scrollare di dosso il “torpore” che ci ha avvinghiato durante il lungo “inverno pandemico” proponendo, al numerosissimo pubblico che è accorso in Sala Sinopoli dell’Auditorium, una miscellanea di brani e danze con le quali ci ha raccontato una storia, e la storia, fatta della stessa sostanza dei sogni, dei desideri e della speranza.

La Musica Popolare, sia questa afferente a tradizioni orali oppure scritte, vive in una dimensione a-temporale ed a-spaziale; prova ne è il fatto con cui Sparagna è riuscito, con il primo brano in scaletta, a tessere una trama con cui lega i tragici racconti della vita di trincea, da parte degli anziani sopravvissuti della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra, con tutta la disumana quotidianità vissuta dai civili a causa del drammatico conflitto in Ucraina.

Zii Ciccio” non è un personaggio scaturito dall’immaginario popolare bensì il reale zio di Erasmo Treglia. Lui fa un sogno ricorrente con il cui racconto ama intrattenere i bambini che lo attorniano, per ricevere in dono della caramelle, nel piccolo bar del suo paese natìo. Nel suo status onirico rivede quelle stesse armi che tanta distruzione, disperazione e dolore hanno provocato che, invece di sputare proiettili mortali sparano, a profusione, vettovaglie e leccornìe di ogni sorta.

Un racconto, ovviamente, immaginifico che ben si raccorda ad un altro propostoci dalla voce penetrante di Raffaello Simeoni, il pranzo di nozze della Zita, la Sposa; anche qui la “pantacruelicità” delle portate, ben dieci, ci narrano di tempi difficili, dove le genti non avevano di che sfamarsi ed allora, per cercare una qualche forma di misero conforto, potevano solo sognare, ad occhi aperti, pranzi con ogni ben di Dio in abbondanza.

Il Carnevale come “rito” e momento di passaggio, una metafora che sottende alla trasformazione, al ritorno a giorni migliori di pace ed abbondanza accompagnati dalla musica proprio perché la musica riesce a raccontare, in maniera assolutamente trasversale, quel desiderio di pace e prosperità anelato dalla stragrande maggioranza del genere umano.

La voce soave di Anna Rita Colaianni ci ha preso per mano e condotto attraverso quei campi, un tempo di battaglia, ed ora rigogliosi e tronfi dei prodotti che generosamente la Madre Terra ci dona facendoci danzare, accompagnati dall’energia travolgente profusa a piene mani dai bravissimi Danzatori Popolari, sfortunatamente orfani, in questa occasione, della loro spumeggiante coreografa e coordinatrice Francesca Trenta forzatamente assentatasi per ragioni di salute, ed alla quale facciamo i nostri più sinceri auguri di una pronta e completa guarigione.

Spettacolo nello spettacolo le “Pupazze giganti”, maschere antropomorfe alte circa 3 metri, di “Baffone”, “Zi Arcangelina”, “Orlando” ed “Angelica” realizzate da Antonio (Toni) Guglielmo, “animate” sul palco dallo stesso Antonio e da Antonella Sparagna che, con le loro movenze sinuose, si sono intrecciate con il ritmo delle Tarante e delle Pizziche.

Il momento, forse, più toccante dell’intero concerto è stato l’omaggio che Ambrogio, con la sua personale interpretazione di “Piazza Grande”, ha tributato ad un suo grande amico, e gigante del panorama musicale italiano, nel decimo anniversario della sua prematura, e del tutto inaspettata, scomparsa: Lucio Dalla.

Le parole con le quali Sparagna, ai nostri microfoni, ha ricordato il momento in cui ha saputo della dipartita dell’amico, descrivono compiutamente lo sconforto della perdita. Ambrogio ci ha raccontato che Dalla gli aveva telefonato pochi giorni prima proponendogli una collaborazione, un concerto, e la realizzazione di un disco in grado di creare una potente empatia con l’ascoltatore tramite la fusione dei loro due linguaggi ritmici in quanto, Dalla, riteneva, ed a ragione aggiungo io, che Sparagna fosse (sia) il più significativo interprete della musica popolare italiana cosicché il loro incontro, la commistione della loro musica, delle loro canzoni, potesse divenire un veicolo potente, ed ideale, per trasmettere un messaggio di fratellanza e di amore.

Purtroppo, di questo, non ci rimane che il rimpianto per l’impossibilità di aver potuto godere di qualcosa di unico ed irripetibile che questi due incredibili artisti avrebbero certamente saputo forgiare.

In conclusione della nostra intervista al Maestro, Ambrogio ha sottolineato come per il suo lavoro lui stesso si senta intimamente rappresentato dalla citazione “Io sono una forza del passato” in quanto queste parole riescono a descrivere in maniera esaustiva la base determinante per la sua ricerca di Etnomusicologo; affidandoci, al contempo, il suo auspicio per poter continuare a “raccontare sempre canti di pace, senza fucili e senza cannoni”.

Il brano con il quale Ambrogio si è congedato dal proprio pubblico, ed ha concluso il concerto, è stato un puro inno alla gioia ed alla voglia di vivere: un ensemble “pirotecnico”, che, sulle note sferzanti e travolgenti di una Tarantella, ha visto il palco popolarsi, oltre che dai componenti dell’Orchestra Popolare Italiana, che ad onor del vero mai lo hanno abbandonato, e che sono: Diego Micheli al Basso, Alessia Salvucci ai Tamburelli, Cristiano Califano alla Chitarra, Clara Graziano all’Organetto, Erasmo Treglia con i suoi fiati popolari ed il Violino a Tromba, Raffaello Simeoni con la sua voce ed i Fiati Popolari, Marco Iamele alla Zampogna ed Anna Rita Colaianni con la sua voce melodica, con tutto il gruppo dei Danzatori Popolari al gran completo e con le Pupazze giganti “animate” da Antonio Guglielmo e da Antonella Sparagna.

Non un addio bensì un arrivederci, il prossimo appuntamento con la musica del M° Ambrogio Sparagna, infatti, è all’Auditorium Parco della Musica, finalmente anche con la presenza del Coro Popolare di cui, francamente, ne sentivamo la mancanza, per il tradizionale Concerto del 1° Maggio, alle ore 18:00 nella Sala Sinopoli, per la tredicesima edizione de “Si Canta Maggio”, con il sottotitolo particolarmente significativo “Io sono la forza del passato – Il canzoniere italiano di Pier Paolo Pasolini” con il quale Ambrogio intende celebrarne il centenario della nascita dell’indimenticato Poeta, Sceneggiatore, Attore, Regista, Scrittore, Drammaturgo ed attento osservatore dei cambiamenti della società italiana.

Il concerto sarà incentrato sui materiali delle raccolte pasoliniane con particolare attenzione al ricco, e variegato, repertorio dei canti di lavoro.

Nel 1955, infatti, Pier Paolo Pasolini dava alle stampe il volume antologico “Canzoniere italiano contenente alcuni degli esempi più espressivi della poesia popolare italiana.

.

Michela Cossidente

© 2022 HTO.tv – Riproduzione Riservata