Roma, 13/05/2019

Soltanto poche parole, in realtà ne basterebbe una: grazie! Grazie per quel che avete fatto in questi decenni, grazie per l’impegno che mettete in campo in questo periodo, grazie per le intenzioni e i progetti per il futuro.

Cento anni fa è stata lanciata una richiesta di svolta di civiltà per contrapporre alla guerra il senso di umanità che particolarmente riguardo ai bambini emerge più forte.

È stata una scelta importante – difficile, ma importante – che si è scontrata con la pervicacia della realtà, con un secondo conflitto dopo pochi anni. Ma si è fatta sempre più strada, malgrado le difficoltà, come poc’anzi abbiamo ascoltato con tanta efficacia in quell’allucinante ma coinvolgente monologo di vana gloria della guerra.

Credo che tutti rammentiamo l’immagine del bambino siriano in ospedale, coperto di polvere, dopo il bombardamento della sua abitazione: quell’immagine ha commosso tanti nel mondo. Ma occorre che la commozione, la sollecitazione che queste immagini determinano non sia effimera e non si dimentichi in poco tempo.

Questo è un compito che Save the Children si è assunto, ed è prezioso: che non sia la commozione di un momento, ripetuta più volte ma senza risultati concreti, strutturalmente forti e permanenti. Questo è ciò che fa Save the Children, e per questo ripeto l’unica parola efficace: grazie!

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