Mostra collettiva – Collezione privata italiana. Opere dal 1959 al 1998

Artisti in mostra: Afro Basaldella, Carlo Battaglia, Antonio Calderara, Piero Dorazio, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Giuseppe Maraniello, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali, Claudio Verna, Toti Scialoja, William Tucker e Gianfranco Zappettini.

Opening: 8 Settembre 2021 dalle ore 18.00 alle 21.00

Dal 8 Settembre al 30 Ottobre 2021 – Orari di apertura: Martedì – Sabato, 10.00 – 19.00

Menhir Arte contemporanea ha il piacere di presentare la mostra collettiva “Collezione privata italiana. Opere dal 1959 al 1998” negli spazi di Via Mario Giurati 9 di Milano, con le opere degli artisti Afro Basaldella, Carlo Battaglia, Antonio Calderara, Piero Dorazio, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Giuseppe Maraniello, Eliseo Mattiacci, Pino Pascali, Claudio Verna, Toti Scialoja, William Tucker e Gianfranco Zappettini.

La mostra si propone di percorrere le tracce di un momento storico artistico in cui la sperimentazione spaziale della forma e del colore venne anteposta al risultato formale dell’opera. Riflessioni radicali che aprirono nuove vedute sullo statuto della pittura e della scultura e sul rapporto con la tradizione moderna. La mostra vuole calare lo spettatore tra le ceneri dell’arte informale e dell’astrattismo, nel vivo della pittura analitica e al limite con la nascente e successiva arte concettuale per introdurlo nella strutturale rifondazione che l’arte trovò tra gli anni Settanta e Ottanta.

Le opere presenti in mostra spaziano dalla pittura alla scultura creando una vasta prospettiva sulle correnti prevalentemente italiane, ma non solo, della seconda metà del Novecento. Tessendo le fila di un percorso temporale storico, la narrazione espositiva potrebbe iniziare da Antonio Calderara e Piero Dorazio artisti che contribuirono l’affermarsi dell’astrattismo in Italia. L’astrattismo venne vissuto da tali artisti come opportunità di libertà espressiva, politica e sociale in un’Italia del dopoguerra ma anche come mezzo per comprendere l’essenza ultima della pittura.

Continuando, Afro Basaldella e Toti Scialoja, esponenti dell’informale italiano, assorbirono i molteplici movimenti pittorici americani dell’epoca che vennero rielaborati in maniera del tutto personale in stretto dialogo con il neocubismo, che sarà poi premessa di un passaggio verso l’astrattismo. Con un percorso parallelo ma perlopiù solitario, Giorgio Griffa si affianca a questo tipo di elaborazione pittorica con un’attenzione particolare al processo di produzione dell’opera e sulla posizione dell’artista rispetto a quest’ultima, riflessioni che anticiperanno l’arte concettuale.

La pittura analitica è invece portata in mostra dagli artisti Carlo Battaglia, Claudio Verna, Marco Gastini e Gianfranco Zappettini per i quali i protagonisti assoluti dei loro dipinti furono il segno, la presenza spaziale e le capacità del colore di assumere valore nell’azzeramento o nella massima saturazione ponendo così la pittura come oggetto di indagine di sé stessa.

La piccola opera pittorica di Pino Pascali risale ad una sperimentazione dei primi anni ‘60 e pone in rilievo l’aspetto eclettico e multiforme della genialità creativa dell’artista pugliese che in quel momento si trovava di passaggio tra le influenze americane espressioniste e la pop art che stava prendendo piede negli stessi anni.

Via Mario Giuriati, 9 | 20129 Milano Ph. 02 36707295 info@menhirarte.com www.menhirarte.com

In costante contatto con la materia, fatta prevalentemente di materiali poveri, di scarto e materiali inconsueti è la scultura di Eliseo Mattiacci che sottolinea non solo la componente industriale di tali materiali, ma ne esalta gli effetti tattili, di peso, forza e gravità. I disegni su carta presenti in mostra

Infine le opere scultoree di Giuseppe Maraniello, tra le più recenti in esposizione, mostrano il lato più mobile e dinamico della scultura. Opere che

si slegano dunque dal semplice ruolo di studio preparatorio, e vengono intesi come esercizio

mentale con il quale studiare l’energia e la quantità di spazio che la scultura può muovere.

Lo stesso distacco tecnico si può trovare nella scultura e nel carboncino di William Tucker che ha un approccio più astratto nei confronti del mezzo scultoreo per avvantaggiare i tratti della superficie

e della materia in dialogo con la posizione e la struttura dell’opera.

sono spesso solcate da figure in bronzo, di piccole

dimensioni e collocate dentro e fuori lo spazio scenico a evidenziare gli incerti equilibri spazio-temporali.

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