Era una mattina, d’estate, quasi di mezza estate, una mattina, forse, come tante altre in uno di quei borghi operosi ed adagiati, quasi sonnolenti, che si affacciano sul moto placido delle acque dove le piatte barche, trainate dagli argini erbosi e satolle dei loro beni, incedono inesorabilmente verso il mare per iniziare, da lì, il loro lento peregrinare che le condurrà sino ai porti esotici e lontani. Quella stessa mattina, levatisi ai primi bagliori dell’alba, tre cavalieri sellarono con cura i loro destrieri, e dopo aver vestito la loro lucente armatura, con un ampio gesto della mano, in segno di saluto, si inoltrarono per le vaste brughiere che si aprivano sterminate, all’orizzonte, dinnanzi a loro……

Se quello che vi sto per raccontare fosse il resoconto di un romanzo epico, uno di quelli “cappa e spada” tanto per intenderci, molto probabilmente sarebbe iniziato più o meno così ma, questo non lo è.

Questa, invece, è l’avventura di 3 amici, anzi quattro, due coppie di amici amanti della bicicletta che hanno meticolosamente pianificato un viaggio, quasi epico, con una carbon footprint uguale a zero.

Paolo Mancin, Gianni Rossi e Nadia Manfrin, moglie di Paolo, sono partiti dal Piazzale antistante il Municipio di Mira, cittadina rivierasca a cavallo del Brenta in provincia di Venezia, alle 8:30 del 16 luglio per un viaggio durato 26 giorni, con destinazione Capo Nord, in Norvegia, che hanno raggiunto il 10 agosto alle ore 15:30.

Nell’immaginario collettivo, Capo Nord, Nordkapp in norvegese, la falesia, posta a 71° 10′ 21″ di latitudine nord ed a 25° 47′ 04″ di longitudine est, è il punto più a Nord dell’Europa ma ciò è inesatto in quanto il promontorio di Knivskjellodden, situato sempre sull’isola di Magerøya, ad ovest di Capo Nord, si trova ad una latitudine nord di 71° 11′ 08″, ovvero circa 1400 metri più a nord; tuttavia, trovandosi i due punti entrambi su di un’isola, il “punto geografico” più a nord dell’Europa continentale è da considerarsi il Capo Nordkinn, o Kinnarodden che si trova a 71° 08′ 01″ di latitudine nord e 27° 40′ 09″ di longitudine est, a circa 70 km a est da Capo Nord.

Gianni, Paolo e Nadia hanno attraversato mezza Europa per raggiungere Capo Nord in bicicletta mentre Susanna Fabbian, la moglie di Gianni, teneva un dettagliato diario di viaggio sui social, tramite il quale abbiamo potuto seguire, quasi in prima persona, pedalata dopo pedalata, la loro avventura.

Sono partiti in tre da Mira ma, purtroppo, una volta raggiunta Stoccolma, Nadia ha dovuto interrompere il viaggio per far ritorno a casa a causa di improrogabili impegni di lavoro.

Ritrovatisi in due, pur avendo accusato il colpo per la partenza di Nadia, Gianni e Paolo sono riusciti a trovare le forze, e la motivazione, per proseguire e raggiungere la meta.

Il viaggio è stato punteggiato, qua e là, da qualche piccolo inconveniente tecnico prontamente risolto, qualche volta autonomamente dai due amici e qualche volta con l’aiuto degli autoctoni: fortunatamente questo era stato messo in preventivo e non ha per nulla scalfito la tenacia e la determinazione dei due ciclisti.

Circa quattromila chilometri percorsi, circa quindicimila i metri di dislivello totale superati in sella alle loro biciclette: Gianni, dell’ASD Tecnoteam con una moderna Gravel e Paolo, dell’ADS Cazzago, con una De Franceschi del 1977.

Nella lunga intervista che mi hanno concesso, al loro ritorno a Mira, dopo qualche giorno di meritato riposo, Gianni e Paolo si sono raccontati con semplicità mettendo a nudo, senza alcun pudore, tutta la loro umanità e, proprio per questo, forse, ho avuto la vivida sensazione che, più che un’intervista, stessi facendo una chiacchierata con degli amici di vecchia data che stavano condividendo con me tutta una vasta gamma di emozioni oltre ai dettagli tecnici delle biciclette.

Gianni e Paolo mi hanno parlato della canicola con cui sin dalla partenza, e sino a circa metà del viaggio, hanno dovuto fare i conti e delle severe condizioni climatiche, previste e per le quali si erano adeguatamente preparati, affrontate una volta raggiunti i paesi nordici; della solitudine e dei silenzi che li avvolgevano mentre, curvi sui pedali, attraversavano paesaggi, disseminati nel nulla, che quell’assenza di rumori estranei rendevano ancora più diafani, qualora possibile.

Mi hanno raccontato di strade monotone, diritte, senza una curva, di boschi di betulle e di pini, a perdita d’occhio, di fiordi e di laghi dalle acque cristalline dove cielo e terra si confondono nei riflessi immobili sulla superficie, di albe e di tramonti che a quelle latitudini infiammano il cielo incutendo un profondo sentimento di rispettosa, e profonda, reverenza per quell’espressione di naturale maestosità, di tutte le incolpevoli notti senza luna, dei pensieri che pervadono la mente attanagliandola nei ricordi di persone e di luoghi lontani, che sono rimasti indietro, dietro la ruota posteriore.

Si sono “armati” di contachilometri che, come un metronomo, scandiva la distanza, percorsa e quella ancora da affrontare, di un navigatore satellitare che li guida attraverso quei luoghi remoti. Gianni combatte la noia con la radio e poi c’è il telefono con il quale tenersi in contatto con i propri affetti; un filo invisibile che li tiene legati alla genesi, lì, dove tutto ebbe inizio.

Ed è proprio in questo preciso momento che le emozioni prendono il sopravvento, si fanno più vivide, più intense, ed i due amici faticano a contenerle: la voce, anche se solo per un istante, si incrina, lo sguardo si abbassa lentamente quando davanti ai loro occhi, la loro mente, proietta le immagini di quel viaggio, del momento preciso in cui, in quel freddo pomeriggio del 10 agosto, raggiunta la scultura che simboleggia il globo terracqueo e che sovrasta la falesia di Capo Nord, Paolo e Gianni si abbracciano, con vigore, esausti ma felici: il loro viaggio era giunto al termine con la consapevolezza che, la sfida che avevano lanciato a se stessi, era stata vinta.

Per Gianni e Paolo la meta sì, era Capo Nord ma, il viaggio non era fine a sé stesso: la ragione di questo viaggio era il viaggio stesso, la scoperta di luoghi nuovi capaci di donare nuove emozioni.

Questa è la ragione per cui, i due amici, stanno già pensando al prossimo viaggio, ovviamente in compagnia delle consorti ma sempre con le loro inseparabili biciclette: ed allora, Buon Viaggio!

Tutte le foto del viaggio: Courtesy and © of Gianni Bcb Rossi

 

Michela Cossidente

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