1928. La storia dimenticata, e riportata alla luce, di Emma Carelli, diva assoluta della Lirica, prima donna manager italiana. Esaltata dal suo talento. Osannata dal pubblico. Estromessa e annientata da una società che non poteva accettare – all’epoca – che una donna fosse prima

1 ottobre 2019. Un grande evento di Preapertura della Festa del Cinema di Roma 2019 è dedicato a un racconto di memoria e di urgente attualità, di accurato documento ed emozione. Di Cinema e Musica.

La sera di lunedì 14 ottobre la Festa del Cinema entra nelle sale del Teatro dell’Opera di Roma, per accogliere l’anteprima mondiale de La prima donna, il nuovo film documentario di Tony Saccucci, con protagonista Licia Maglietta.

Il film, prodotto da Istituto Luce-Cinecittà in collaborazione con Teatro dell’Opera di Roma racconta la vicenda dimenticata, ritrovata e clamorosa di Emma Carelli: diva assoluta del teatro d’opera, osannata in tutto il mondo nei primi del ’900, e una delle prime donne manager italiane, direttrice del Teatro Costanzi (l’odierno Teatro dell’Opera di Roma) dal 1912 fino al 1926. Soprano acclamata in Italia, in Europa, fino in Sudamerica, riuscì a trionfare anche come impresaria in un ambiente dominato esclusivamente da uomini portando nel suo teatro, per la prima volta in Italia, Picasso, i Balletti russi, i Futuristi. Popolarissima e insieme innovatrice, carattere indomito, libera, emancipata, sin da giovane manifestò un’indole tale da farle tenere testa a colleghi più maturi, ai concorrenti degli altri Teatri, addirittura all’autorità massima e temuta del maestro Arturo Toscanini. E al capo del nuovo regime, Benito Mussolini.

Molto, tanto, troppo, per una donna in quegli anni. Arrivata allo zenit della considerazione pubblica, Emma Carelli inizia durante il fascismo a subire contraccolpi dalla sfera privata e da quella politica. Nel 1926 il Governo la estromette improvvisamente dalla direzione del suo teatro, perché – recita un resoconto redatto dalla polizia segreta fascista – “come donna ha sviluppato un carattere indipendente che le fa assumere atteggiamenti di superiorità verso chicchessia”.

Nell’Italia che si avvia verso il regime autoritario Carelli vede la fine del suo teatro. Del suo matrimonio. Della sua parte di protagonista nel mondo dello spettacolo.

Muore in maniera cruenta nel 1928, l’anno che registra il maggior numero di donne suicide nella storia d’Italia.

La sua storia, di disparità e violenza di genere, nascosta negli archivi per decenni, torna alla luce con questo film.

Dopo il caso mediatico – clamoroso per un documentario italiano, seguito dalla stampa italiana, iberica, fino al Times e oltreoceano alla CNN – de Il pugile del Duce, menzione speciale ai Nastri d’argento per la miglior opera prima, Tony Saccucci torna con un nuovo racconto memoriale, dissotterrando un oblio di decenni, che rivendicando una vicenda di anni remoti riflette e illumina pieghe e dilemmi contemporanei.

La vicenda di Emma Carelli, esaltata dal suo talento, osannata dal suo pubblico, estromessa da un potere che non poteva accettare che una donna potesse occupare una posizione preminente, e farlo con indipendenza di giudizio e potere – insomma che una donna potesse occupare la posizione di un uomo – non può non riportarci al dibattito sulla disparità di genere oggi. Sulla violenza di genere e sulla lotta per denunciarla, riaffermata di recente con forza mediatica proprio dal mondo dello spettacolo. Su quanta strada manca per una parità di trattamento che dipenda solo dai meriti.

Saccucci racconta questa storia attraverso documenti originali e inediti, testuali, fotografici e sonori; preziose immagini di importanti archivi nazionali ed esteri, primo tra tutti l’immenso Archivio storico Luce; film del cinema muto usati come materiale narrativo. E riprese originali dentro il tempio del Teatro dell’Opera di Roma, dove Emma Carelli è interpretata da un’attrice del calibro di Licia Maglietta. Che riesce a farci sentire, vedere, vivere, l’arte e la donna mai vista e conosciuta che ebbe nome di Emma Carelli, come fosse una presenza viva.

LA PRIMA DONNA

un film di TONY SACCUCCI

 

con LICIA MAGLIETTA

 

narrato da Licia Maglietta e Tommaso Ragno

 

una produzione Istituto Luce Cinecittà

in collaborazione con Teatro dell’Opera Di Roma

 

con la partecipazione di Valore D, American Express

 

soggetto Tony Saccucci

da un’idea di Carlo Fuortes

sceneggiatura Edoardo Carboni, Lorenzo Corsini e Tony Saccucci

dialoghi di Emma Carelli di Licia Maglietta

montaggio Chiara Ronchini   musiche Alessandro Gwis e Riccardo Manzi

fotografia Filippo Genovese  effetti visivi e animazioni grafiche Luigi Cammuca

illustrazioni Gianluigi Toccafondo    costumi Agata Cannizzaro

presa diretta Stefano Civitenga, Gianluca Scarlata   sound designer Marco Furlani

fonico di mix Fabio Chiossi

regia Tony Saccucci

 

TONY SACCUCCI

Vive a Roma. Ha insegnato Storia e Filosofia per vent’anni. Attualmente è impegnato in un dottorato di ricerca all’università “La Sapienza” sui film dal vero in Italia dei primi anni Venti.

Ha pubblicato un saggio (stampato più volte e tradotto in francese) e un romanzo.

Nel 2017 realizza Il pugile del duce, menzione speciale ai Nastri d’Argento come migliore opera prima, un film documentario la cui notizia fa il giro del mondo, dall’Italia all’Inghilterra agli Stati Uniti, con la storia della vittoria mutilata di un campione di boxe italiano di origini africane, nell’Italia di Mussolini.

La prima donna è la sua opera seconda.