C’è da non crederci. Da molte settimane, nonostante le segnalazioni e presumiamo anche un verbale della polizia locale che ha “nastrato” il corpo del reato, giacciono indisturbate nel parco di Via Lilloni ad Acilia molte fotocopiatrici abbandonate da qualche “delinquente” che ha pensato bene di lasciarle li piuttosto che portarle fino all’oasi ecologica, per altro nemmeno troppo distante. Da settimane, nonostante queste fotocopiatrici costituiscano un pericolo per i cittadini e per l’ambiente, pensiamo solamente ai toner di stampa che probabilmente stanno percolando ogni tipo di sostanza tossica disperdendola nel terreno, nessuno interviene per rimuoverle. Il nastro di perimetrazione dell’area con il logo di Roma Capitale parla da solo: la polizia locale è intervenuta isolando l’area e verbalizzando lo scarico abusivo di queste apparecchiature. Ma nonostante questo intervento, nonostante le segnalazioni dei cittadini, nonostante la particolare tossicità di questo tipo di rifiuto, nessuno dall’Amministrazione è intervenuto per far rimuovere immediatamente questi oggetti bonificando l’area verde. C’è da aggiungere, vista la particolarità delle apparecchiature gettate, che dai numeri di serie si potrebbe anche risalire all’acquirente e magari anche a chi ha commesso questo autentico crimine ambientale. Ciò che non si accetta, oltre al comportamento criminale di alcuni cittadini, è l’inerzia di una amministrazione che sembra aver dimenticato completamente l’esistenza di intere aree del Municipio, soprattutto nella zona periferica, lasciandole di fatto nell’incuria. Questo lassismo amministrativo incentiva, stimola, comportamenti vergognosi e criminali come quelli messi in atto da qualche “cialtrone” su Via Lilloni. Chiediamo un intervento immediato di bonifica dell’area, chiediamo che gli organi competenti si attivino per isolare chi ha commesso questa vergogna e chiediamo inoltre all’Amministrazione di farsi carico con più efficacia e più presenza delle istanze dei cittadini di tutto il Municipio e non solo di quelli che vivono e risiedono nei “salotti buoni” del territorio.