Succede solo 2 volte all’anno ed è uno spettacolo meraviglioso!

Nel giorno Epifania e in quello della Sensa (Ascensione), i colorati Re Magi e l’Angelo con la tromba escono dalla Torre dell’Orologio di Piazza San Marco per sfilare davanti alla Madonna col Bambino.
La macchina dell’orologio
Il cuore dell’intero sistema dell’Orologio è un complicato insieme di ingranaggi situati in una grande struttura metallica a pianta cruciforme posta al centro della Torre. E’ questo il vero motore del sistema che è composto, schematicamente, da quattro distinte sezioni, dalla macchina astronomica e dalla piccola macchina delle Tàmbure.
Le quattro sezioni, detti anche treni, in cui è divisa la macchina hanno aspetto similare essendo composti da: un tamburo in cui è avvolta la catena (anticamente una fune) con attaccato il peso motore (circa 100 kg); una ruota intermedia; una ventola che costituisce un freno aerodinamico, che regola la velocità di discesa del peso e quindi la frequenza dei rintocchi.
Le ventole sono dotate di un cricchetto, dal caratteristico rumore, che viene azionato al termine di ogni serie di rintocchi e che serve a dissipare l’energia cinetica accumulata dalla rotazione del rotismo nel momento in cui viene bruscamente fermato.
Il Treno del Tempo, trasmette gli impulsi che consentono al pendolo di perpetuare la sua oscillazione isocrona, alla base della precisione del complesso ed ha inoltre il ruolo di innescare, a intervalli prefissati, tutti gli altri treni di ingranaggi: ogni cinque minuti, attraverso una sottile asta verticale, aziona la Macchina della Tàmbure che fa avanzare di 1/12 di giro la tàmbura dei minuti ed ogni ora quella delle ore.
Ogni ora aziona, in successione, il Treno del funzionamento dei Mori: quello di destra che suona per primo, un paio di minuti prima dell’ora e quello di sinistra che ribatte un paio di minuti dopo.
La suoneria per questo è detta a “ribotta”.
I mori battono, ciascuno con il proprio martello, sulla campana sommitale un numero di rintocchi pari alle ore (due cicli da 1 a 12 al giorno).
Ogni 12 ore infine, aziona il Treno dei 132 colpi.
La suoneria dei 132 colpi (detta “meridiana”) interviene prima dei Mori a mezzogiorno e a mezzanotte.
I 132 rintocchi vengono battuti da due martelli supplementari posti sulla circonferenza della campana e il numero corrisponde alla somma dei rintocchi che battono i due Mori nelle 11 ore precedenti.
Trasmette inoltre il moto alla Macchina Astronomica attraverso la ruota mori (che compie un giro ogni due ore) e il pignone da 22 denti.
Quest’ultimo compie pertanto 12 giri al giorno e impegna tutti i 264 denti (22 x 12 = 264 appunto) della grande ruota, che fa compiere alla lancetta del sole un giro al giorno. Trasmette infine il moto alla lancetta delle ore sul quadrante lato mercerie, attraverso un rinvio e un lungo albero posto sotto alla macchina dell’orologio.
L’energia è fornita ai cinque treni dal meccanismo dei pesi che debbono essere periodicamente rialzati e ricaricati.
Il pendolo e l’ancora di scappamento regolano il perfetto rilascio dell’energia della carica così che il meccanismo funzioni in maniera costante e temperata.
Questa struttura che ancora oggi è perfettamente leggibile e funzionante, risale all’intervento di Bartolomeo Ferracina (1753-57) che modificò significativamente l’originaria macchina costruita a fine Quattrocento da G. Carlo Rainieri.
I Re Magi e l’Angelo
Nel 1499 quando venne realizzata la Torre dell’Orologio i tre Re Magi e l’Angelo con la tromba erano stati concepiti per uscire ad ogni ora dalla loggia del secondo piano e sfilare in processione davanti alla statua della Madonna con il bambino.
La delicata complessità del meccanismo e l’usura cui le sue parti erano sottoposte fecero sì che presto la processione dei Magi fosse smessa o ridotta nella frequenza.
Creata la nuova macchina e rifatto il congegno della processione dal Ferracina (1758-59) i Magi furono rimessi in funzione con lo stesso meccanismo che ancor oggi li fa muovere in occasione delle festività dell’Epifania e dell’Ascensione.
Le attuali statue lignee dei Magi e dell’Angelo, rifatte da GioBatta Alviero, risalgono al 1755.
Le porte
Due piccole porte a struttura lignea, rivestite di lamina metallica dipinta e dorata decorate da due angeli lavorati a sbalzo e dorati, costituivano sin dall’origine le chiusure che si aprivano e chiudevano automaticamente per far uscire e rientrare i Re Magi e l’Angelo in processione.

Dal 1858 queste porte sono sostituite per la maggior parte dell’anno da altre due porte metalliche con decorazione a motivi geometrici dorati con le aperture per rendere visibili i pannelli delle ore e dei minuti fatti ruotare dai tamburi realizzati da De Lucia.

Le tàmbure

I due telai rotanti con i pannelli delle ore e dei minuti furono realizzati e montati nel 1858 da Luigi De Lucia per permettere una lettura più immediata dell’ora dalla Piazza e sono tra i primissimi esempi del genere usati in un Orologio pubblico.

Le due tàmbure reggono dodici pannelli ciascuno che misurano cm 80×50 l’uno con la numerazione progressiva in numeri romani da uno a dodici, l’altro con la numerazione in numeri arabi con cadenza di cinque minuti.

I numeri, un tempo illuminati dall’interno delle tàmbure, sono ritagliati su lamiere di zinco tinteggiate in blu.

L’aggiunta delle tàmbure ha comportato l’esclusione dei Re Magi.

Un congegno di sollevamento e arretramento delle tàmbure consente, nelle feste dell’Epifania e dell’Ascensione, di liberare le porte e il cerchio dentato per consentire la processione dei Magi e dell’Angelo davanti alla Madonna.

I Mori e la campana

I due giganteschi automi in bronzo (tradizionalmente i Mori, visto il colore della patina del metallo) furono fusi da Ambrogio delle Ancore nel 1497; il corpo è snodato all’altezza della vita per permettere il movimento di torsione richiesto dal battito delle ore.

Nonostante la collocazione e la funzione, le due statue hanno richiesto una lavorazione con forti accentuazioni delle masse e con un disegno volutamente caricato così da consentire di coglierne le inconfondibili sagome sin dalla lunga distanza.

I Mori appaiono di assai accurata modellazione e di pregevole fattura; Ambrogio delle Ancore è quindi da ritenersi solo il fonditore delle statue, mentre sul nome dello scultore si registrano diversità di pareri da parte degli studiosi: da Paolo Savin ad Alessandro Leopardi ad Antonio Rizzo.

Anche la campana che è sovrastata da una sfera dorata e una croce, fu realizzata nel 1497, essendone autore un certo Simeone, che si firma nella bella iscrizione sul bronzo.

I mori e la campana furono sollevati di circa un metro rispetto alla posizione originaria in occasione del rifacimento della copertura della Torre a metà Ottocento.

Dalla terrazza dei Mori, oltre a vedere da vicino le colossali statue, si può ammirare una splendida vista di Venezia e della sua laguna.

Source and Images credits: MuVE