Il progetto “Oggetti migranti”, nato dalla collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim e il Progetto MILE dell’Università Ca’ Foscari Venezia, tra i vincitori del Label Europeo delle Lingue 2020

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Il progetto “Oggetti migranti”, nato dalla collaborazione tra la Collezione Peggy Guggenheim e il Progetto MILE (Museum and Innovation in Language Education) dell’Università Ca’ Foscari Venezia, è stato nominato tra i vincitori del Label Europeo delle Lingue 2020, riconoscimento della Commissione Europea che premia l’innovazione nel campo dell’educazione linguistica. “Oggetti migranti” è stato inserito all’interno dei Public Programs relativi alla mostra temporanea Migranting Objects: arte dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim, aperta alla Collezione Peggy Guggenheim il 15 febbraio scorso, e successivamente chiusa al pubblico l’8 marzo, allo scopo di contenere il diffondersi Covid-19.

L’esposizione metteva in luce un episodio meno conosciuto ma decisamente significativo del collezionismo di Peggy Guggenheim, che nel corso degli anni ’50 e ’60 iniziò a guardare oltre i confini dell’Europa e degli Stati Uniti interessandosi all’arte dell’Africa, dell’Oceania e delle culture indigene delle Americhe. Per la prima volta nella storia di Palazzo Venier dei Leoni sono state così esposte 35 opere di arte non occidentale, che hanno rivelato un nucleo della collezione della mecenate raramente visibile al grande pubblico.

Grazie alla collaborazione dello stesso museo con diverse istituzioni formative e culturali, quali scuole, CPIA (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti), associazioni che lavorano con migranti, presenti sul territorio, con il progetto “Oggetti migranti” sono state realizzate delle visite-laboratorio della mostra, in presenza e poi successivamente, dopo la chiusura al pubblico, virtuali, che incorporassero una serie di attività volte a incoraggiare l’uso di tutte le lingue, nonché i dialetti, conosciute dagli studenti. Due sono stati infatti gli obiettivi primari, strettamente interconnessi tra loro, del progetto. Da un lato, si è voluto far conoscere la storia e l’identità degli oggetti esposti, i quali spesso hanno subito una narrativa imposta dalla cultura occidentale, attraverso il racconto del loro spostamento, del loro contatto con artisti e collezionisti occidentali e delle intersezioni di valori culturali, sociali e simbolici che da questi spostamenti e contatti sono scaturiti. Dall’altro, l’obiettivo è stato di valorizzare la ricchezza linguistica e culturale delle classi che hanno visitato la mostra, attraverso il translanguaging, approccio didattico volto a promuovere un uso strategico dell’intero repertorio linguistico degli studenti, legittimare la pluralità e una visione non gerarchica delle lingue, nonché favorire l’empowerment degli studenti con background migratorio.