Nonostante solo due mesi fa l’IPCC abbia lanciato un chiaro allarme, affermando che restano a disposizione solo dodici anni per salvare il clima del Pianeta, la COP24 di Katowice si è conclusa oggi senza nessun chiaro impegno a migliorare le azioni da intraprendere contro i cambiamenti climatici. Se è vero che la COP24 ha approvato un regolamento relativo all’applicazione dell’accordo di Parigi, a dispetto delle attese non è stato raggiunto alcun impegno collettivo chiaro per migliorare gli obiettivi di azione sul clima, i cosiddetti Nationally Determined Contributions (NDC). «Un anno di disastri climatici e il terribile monito lanciato dai migliori climatologi dovevano condurre a risultati molto più incisivi», afferma Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International. «Invece i governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e i rischi che corrono le popolazioni più vulnerabili. Riconoscere l’urgenza di un aumento delle ambizioni, e adottare una serie di regole per l’azione per il clima, non è neanche lontanamente sufficiente allorquando intere nazioni rischiano di sparire». Greenpeace esorta i governi ad accelerare immediatamente le azioni volte a ridurre le emissioni di gas serra e a dimostrare di aver ascoltato le richieste che arrivano dalla società. Il rapporto del IPCC è un campanello d’allarme che richiede azioni urgenti all’altezza delle minacce. «Senza un’azione immediata, anche le regole più forti non ci porteranno da nessuna parte», continua Morgan. «Le persone si aspettavano azioni concrete da questa COP24, ma non è quello che emerge da quanto hanno deciso i governi. Ciò è moralmente inaccettabile e ora i leader globali dovranno farsi carico dell’indignazione delle persone e presentarsi al summit del Segretario generale delle Nazioni Unite, nel 2019, con obiettivi più ambiziosi sul clima». Secondo l’organizzazione ambientalista, questa COP ha confermato l’irresponsabile distanza tra i Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici e coloro che continuano a bloccare un’azione decisa per il clima o che vergognosamente stanno agendo con lentezza. Tra le poche note positive di questo summit c’è, per Greenpeace, l’adozione di una serie di regole (il cosiddetto “rulebook”) che se supportato da ambizioni adeguate può contribuire alla difesa del clima. «Se Parigi ha dettato la strada, il rulebook adottato da questa COP è la tabella di marcia per arrivarci», dichiara Li Shuo di Greenpeace East Asia. «Ora disponiamo di una guida con regole comuni vincolanti per la trasparenza e la revisione degli obiettivi, utili per garantire che le azioni sul clima possano essere confrontate e per tener conto delle preoccupazioni dei Paesi vulnerabili. Completare il regolamento non solo dimostra la volontà delle grandi economie emergenti di fare di più, ma fornisce un palese sostegno al multilateralismo. Un segnale chiaro che definire regole comuni è ancora possibile nonostante la turbolenta situazione geopolitica. Queste regole forniscono ora una spina dorsale all’accordo di Parigi», conclude Shuo.