Si è chiuso ieri sera con la vittoria di “Oltre i giganti” del regista Marco Renda (corto a cui – e ora a bocce ferme, possiamo dirlo – è andato il nostro voto) la terza edizione dell’Aprilia Film Festival con i cortometraggi di giovanissimi filmaker che abbiamo trovato davvero geniali. Numerosi altri premi, come previsto dal Festival, sono stati attribuiti ai migliori attori/attrici, alla sceneggiatura, fotografia, musica, documentario, film d’animazione, regia, montaggio, oltre al premio del pubblico, della critica e del Rotary Club di Aprilia e Cisterna di Latina.
L’Aprilia Film Festival, Direttore Artistico Federico Paolini, vede i suoi albori nella Rassegna cortometraggi SteNik voluta e curata per dieci anni dal regista apriliano Nicola Fabrizio. Oggi il Festival ha concluso la sua terza edizione nella città pontina, con il coinvolgimento delle autorità locali, da sempre sensibili alla trasmissione della cultura, ed in particolar modo in questo difficile momento di ripresa dopo il fermo troppo pesante imposto dal Covid.
E’ stato difficile scegliere a chi dare il voto. Ognuno dei quattordici corti è stato originale, ben congegnato e strutturato e ben recitato, tutti con un comune denominatore: il grido di denuncia (di aiuto?) dei nostri ragazzi. Citeremo qui solo i migliori, ovvero “Il Colloquio”, della giovanissima regista Simona Bosco Ruggeri, storia tragicomica sulla crisi di lavoro giovanile. Il cortissimo (11 minuti) “S(u)ono“, in cui il ventiduenne e talentuoso regista Tommaso Calibotti ha saputo raccontare, quasi senza dialoghi, ma con un sapiente uso di inquadrature, musica e con la bravura dei tre interpreti principali, un padre, suo figlio bambino e lo stesso adulto, di una somiglianza a dir poco incredibile, ma che rende tutto molto credibile, il conflitto interiore, quel nodo/segreto sepolto nell’inconscio di un giovane autore affetto dal blocco dello scrittore su una Remington d’annata (mi sono quasi commossa quando è apparsa in primo piano), a causa delle angherie paterne subite fin da piccino. Di Calibotti abbiamo apprezzato anche la doppia lettura nel sottile, intelligente e raffinato gioco di parole del titolo, quel “suono” dei tasti della Remington battuti finalmente con veemenza e convinzione dopo lo “sblocco” interiore, e quel “sono”, nel senso di “Io esisto, finalmente”.
E ancora, il drammatico “Ed è subito sera” del regista Lorenzo Maugeri, sull’incomunicabilità tra padri e figli (maledetti smartphone!), cortissimo più del precedente (8 minuti). E poi il cartoon “Entre baldosas” di Nicolas Conte, tenera e tragica storia di un seme resiliente nella perfida, caotica, indifferente e sporchissima metropoli, abitata da incivili (ci penseremo la prossima volta prima di gettare in terra un mozzicone acceso, una carta sporca?).
Ma “Oltre i giganti” di Marco Renda, in soli 8 minuti ha conquistato me e la giuria per la poesia, la luce, la fotografia e l’assenza di parole, tutto raccontato tramite sguardi tra i due protagonisti: il classico “matto del paese”, fan di Don Chisciotte, e un ragazzino che ricicla metallo creando oggettini da vendere ma che, al termine del corto, veste con le sue creazioni…Don Chisciotte di tutto punto, e lui, finalmente libero dalle sue ossessioni donchisciottesche, si allontana a cavallo in dissolvenza.
Una menzione speciale al docufilm “From the sidelines” (“Da bordocampo”) di Simona Cocozza, realizzato con un magnifico uso della macchina da presa e facendo raccontare da un coach e da primi piani e angolazioni originali, tutto il pathos, l’atmosfera, la gioia, l’ansia, il sudore, l’energia, i riti scaramantici degli atleti del 30th Summer Universiade di Napoli 2019, ovvero le Olimpiadi degli universitari provenienti da ogni parte del mondo.
E poi “L’ultimo giorno” di Simone Miccinilli, in cui sei ragazzi si tolgono ognuno il proprio … sassolino dalla propria scarpa, prima del loro ultimo giorno, non è chiaro se prima della fine del mondo, di un’invasione aliena o di cos’altro.
Ciò che traspare da tutti i quattordici corti, realizzati da giovanissimi, con cast di giovani attori esordienti e incredibilmente bravi  è sicuramente il disagio giovanile. Tra disoccupazione, pedofilia, follia, incomprensioni, impieghi co-co-co, incomunicabilità, la domanda sorge spontanea: ma noi adulti, che pure giovani lo siamo stati, che accidenti di società stiamo lasciando ai nostri figli?.

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Manuela Minelli

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