13.000 miliardi di combinazioni di design, arte e sculture tatuate del romano Marco Manzo alla 16° Biennale di Architettura di Venezia, padiglione Guatemala. L’invito per l’artista Marco Manzo, il cui nome viene principalmente associato al tatuaggio, è arrivato dai curatori del Padiglione Guatemala presente alla 16. Biennale di Venezia, Architettura: Daniele Radini Tedeschi e Stefania Pieralice. Il tema del Padiglione Nazionale Guatemala è STIGMA ossia il “Segno”

Grande curiosità ed interesse desta la presenza di Manzo, giàcelebre per avere creato matrimoni tra il tatuaggio e l’alta moda, la scultura, i motori, l’architettura e il design. Yvonne Farrell e Shelley McNamara, curatrici generali della 16. Mostra Internazionale di Architettura, che si svolgeràdal 26 maggio al 25 novembre 2018 ai Giardini e all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia, tra cui il Palazzo Albrizzi Capello che accoglie il Padiglione Guatemala, hanno improntato il filo conduttore dell’intera rassegna sul tema Freespaceche rappresenta “la generositàe il senso di umanitàche l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualitàstessa dello spazio”, come descritto dalle curatrici sul sito ufficiale della manifestazione www.labiennale.org. Marco Manzo si presenta alla 16 Biennale di Architettura 2018 come artista a tutto tondo ossia tatuatore, designer, progettista. Egli saràautore di una installazione ambientale che abbracceràlampade, strutture architettoniche, oggetti di design laddove il tatuaggio applicato a materia dure come bronzo e alluminio (persino alle ossa umane) coincide con la volontàdell’artista di eternare il segno dell’effimero epidermico all’imperituro della materia resistente. Il Padiglione apre con una prima sala dedicata all’installazione del visual artist e scultore Marco Manzo, composta da 56 opere:al centro dello spazio espositivo, spicca Andromeda, scultura tatuata monumentale,  realizzata in bronzo: le incisioni che la decorano sono state realizzate usando la stessa tecnica e gli stessi strumenti che l’artista utilizza per i suoi celebri tatuaggi. A seguire, una originale lampada per radiografie, messa a diposizione dei visitatori che, utilizzando e disponendo a piacimento una o piùlastre tatuate tra le 47 esposte, potranno generare in meno di un metro quadrato circa 13.000 miliardi di possibili combinazioni, che costituiscono altrettante opere di design e arte.Questo concetto, giàcaro a Manzo, consente nuova produzione artistica giàprogrammata, senza la presenza del suo ideatore. Gli spettatori potranno ammirare come l’arte del tatuaggio e della scultura diverranno funzionali al design, uniti insieme in un percorso simbiotico che valorizzi tutte le discipline, portandole parimenti allo stesso livello concettuale di unicitàe irriproducibilità, requisiti questi ultimi propri delle arti cosiddette “maggiori”. All’interno del Padiglione Guatemala la mostra saràdedicata a quelle tracce tutte riconducibili ad una orma primordiale. Se il tema generale della Biennale Freespace, è“spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti”capace di legare “l’arcaico e il contemporaneo”, le strutture architettoniche di Manzo, due plastici che coniugano minimalismo ed essenzialitàindagano questo spazio ed evocano quel simbolo di utopia e incompiutezza lessicale, in piena consonanza con lo stile degli architetti guatemaltechi, progettisti di fama internazionale presenti in mostra. Nel percorso espositivo spicca l’esatta riproduzione fotografica del Tempio delle Maschere di Tikal -antica piramide costruita dai Maya in Guatemala- cittàin cui nessuna regola aurea, nessun piano urbanistico presiedeva l’ordinamento degli edifici se non quello spirito comunitario religioso che dava origine a una successione di giganteschi altari. A tal proposito anche il movimento euritmico viene indagato con installazioni ambientali dedicate al significato del moto del corpo nello spazio, un corpo che diviene struttura, inciso da segni ornamentali e tribali, decorazioni e ancora codici che rendono l’uomo esso stesso totem.

IL PERCORSO E L’ARTISTA  

Marco Manzo, Visual artist, è nato a Roma nel 1968, ed è operante sia nel campo del design che della scultura. Durante la sua carriera è riuscito a portare con successo il suo segno anche nel mondo del tatuaggio, settore di cui è precursore e principale esponente, in particolare dello stile ornamentale; ovvero quello che a tutti gli effetti si può definire un vero e proprio virtuosismo artistico. In questo settore unendo vari stilemi, è riuscito a contestualizzare in vari musei di arte contemporanea la sua produzione. Ricordiamo il MAXXI ed il MACRO di Roma, istituzioni nelle quali le sue opere sono state presentate come ’espressione d’arte contemporanea ed alta moda’’ ;inoltre, la grande mostra ‘’Tattoo Forever’’, evento che l’ha visto in veste non solo di artista, ma anche di curatore oltre ad aver avuto il contributo di Achille Bonito Oliva. In tale contesto, il mondo dell’arte si è unito a quello dell’alta moda. Si ricordano anche alcune grandi esperienze all’estero: le opere di Manzo, a vario titolo, sono entrate al MOMA ed al Gagosian Museum di New York. Vincitore di  oltre 75 premi nazionali e internazionali, è stato anche designer ufficiale BMW per un pezzo unico da collezione. Oltre alle numerose mostre e performance tenutesi in luoghi istituzionali, ha interagito e collaborato con molti autori appartenenti al mondo della musica e del cinema, tra cui citiamo la regista ed attrice Asia Argento, con cui realizza una perfomance dal titolo ”Asia Argento va in altalena”. Nello stesso periodo realizza la ‘’Cheyenne Pen Gold – Special Edition Tattoo Forever’’, già contestualizzata come opera d’arte al già citato MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Negli anni la sua opera omnia cattura l’interesse dei principali critici d’arte, riviste del settore e mass media, che all’unanimità lo identificano come uno dei più famosi ed autorevoli esponenti dell’arte ornamentale, eseguita principalmente su corpo e su scultura. Recentemente, assieme allo scultore Alessandro di Cola, è ideatore di ‘’Back Music’’, installazione monumentale e interattiva che vede la partecipazione ai suoni del cantautore Max Gazzè. ’’Back Music’’, artefice di un prezioso dialogo tra arte visiva e musica, è nata come simbolo della manifestazione ‘’Lungo Tevere Roma 2017’’. Ad oggi, oltre ad aver avuto importanti contributi da parte di professionisti appartenenti a vari settori del mondo dell’arte, tra i quali quello ufficiale del pittore Daniele Bongiovanni, il progetto vanta un’interazione di 2 milioni di persone e una produzione di 6 milioni di opere tra proiezione e arte digitale. Nello stesso periodo ,con lo stesso Bongiovanni, realizza la perfomance ‘’Art4Art’’, opera in cui tatuaggio, scultura e pittura s’incontrano per generare nuove esperienze. Le opere di Marco Manzo sono presenti nelle collezioni permanenti di più musei d’arte contemporanea. E’ docente nei corsi professionali di formazione per tatuatori sin dalla loro istituzione in Italia, presso la Ars Tattoo di Ars Estetica.