Il concerto La ChiaraStella, progetto originale del Ambrogio Sparagna giunto quest’anno alla sua XVII edizione chiude, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, il ciclo di eventi per i festeggiamenti del Natale.

Nel suggestivo scenario della sala Sinopoli, Sparagna, con i suoi arrangiamenti, ricrea le atmosfere tipiche dell’immaginario collettivo che caratterizzarono la Natività.

Per farlo, Ambrogio, costruisce un ponte musicale ideale che collega le sponde dei Paese che si affacciano sul Mediterraneo perché, come il Maestro ama ripetere, la sua musica, mai di plastica, è un inno alla comunione tra i popoli e le culture, un solco, profondo, scavato nella tradizione popolare che diventa moderno nel momento stesso in cui viene contestualizzato con gli accadimenti che, ai tempi nostri, influiscono sul nostro quotidiano.

Il concerto di quest’anno si translittera così in una sorta di pellegrinaggio, di viaggio, di processione verso la grotta accompagnato dai suoni delle zampogne e delle ciaramelle per celebrare e rendere omaggio alla Santa Creatura.

Il viaggio inizia da lontano nel tempo con il Cantico delle Creature di San Francesco, testo di straordinaria bellezza inclusiva e considerato il primo brano in lingua italiana, proposto da Fra Fedele Màttera; prosegue il suo cammino con Chi vuol salire in cielo, una Lauda popolare di San Filippo Neri interpretata da Padre Maurizio Botta che, come lui stesso afferma, probabilmente, lo stesso San Filippo cantò; a seguire un’altra Lauda popolare, forse la più conosciuta: Quanno nascette Ninno, di Sant’Alfonso Maria De Liguori, che poi è diventata Tu scendi dalle stelle, interpretata con sentimento autentico da Beppe Servillo ed Anna Rita Colaianni.

Da qui il viaggio allarga i suoi orizzonti e si incammina, percorrendo quel ponte ideale che attraversa il Mare Nostrum ed approda in terra d’Africa. Da qui la voce, e le sonorità ipnotiche di Ziad Trabelsi che, cantando in arabo ci regala le note di un canto Sufi del XV° secolo, della tradizione tunisina, che parla della nascita di Gesù secondo il Corano; Ziad ci prende per mano e ci conduce poi nel Paese dei cedri, in Libano con Nevica nevica, un canto tradizionale della Chiesa Maronita libanese.

Il viaggio prosegue e si cambia nuovamente continente; il testimone passa nelle mani di Theodoro Melissinopoulos che regala altri due brani bizantini della tradizione natalizia Ortodossa ellenica dedicati al nuovo anno ed all’Epifania che raccontano di riti antichi e che continuano a perpetrarsi ancora oggi.

Questo cammino ci ha condotto alla scoperta di tradizioni simili in culture diverse, cambia la lingua ma restano immutati lo spirito, il desiderio di pace, la speranza e la gioia del convivere in armonia.

Di questa comunione ne sono espressione tangibile il centinaio di componenti il Coro Popolare, tornato al suo originale fulgore dopo la pausa forzata dovuta alla crisi pandemica e magistralmente diretto, come di consuetudine, da Anna Rita Colaianni; coro che dà prova, se ancora ve ne fosse bisogno, di maturità musicale ed espressiva cimentandosi, senza alcuna difficoltà apparente e come detto sopra, con brani in lingua araba e greca. Coro che ha accompagnato anche la voce penetrante di Raffaello Simeoni che ha vocalizzato due Laude Francescane diffondenti un profondo sentimento di gratitudine, e di ringraziamento, per il Creato.

L’Orchestra Popolare Italiana, diretta come sempre dal M° Ambrogio Sparagna, ha saputo coniugare sonorità tipiche della tradizione popolare regionale italiana con melodie di tradizioni popolari internazionali; un arrangiamento musicale dal sapore transnazionale più che mai riuscito e che ricalca, inequivocabilmente, come il carattere mistico della tradizione sacra popolare italiana sia intrinsecamente connesso con altre fedi. Penso principalmente a quella Ortodossa, quella Giudaica ed a quella Islamica che, nei secoli, incontrandosi, ma soprattutto anche scontrandosi, hanno influenzato, e contaminato, la storia del nostro Paese.

Sparagna con il suo lavoro continua a diffondere un messaggio di pace e di solidarietà; per farlo parte dal passato, a volte anche remoto, ma non per questo viaggia a ritroso nel tempo. La sua musica è coniugata al presente ed è rivolta al futuro, un futuro plasmato sulla speranza di una convivenza in armonia che si erga su fondamenta valoriali tangibili, reali e consistenti, appunto, non di plastica.

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Michela Cossidente

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