La IV Edizione de “LA TARANTELLA DEL CARNEVALE”, con sottotitolo “Maschere, Danze, Canti, Musiche e Strumenti della tradizione del Carnevale”, l’ultimo Concerto LIVE del M° Ambrogio Sparagna si è tenuto nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Sostanzialmente la data del concerto è coincisa con il “lockdown” conseguente alla pandemia da COVID-19. Da quel giorno il tempo ha rallentato, si è cristallizzato in un’immobilità surreale totalmente in contrasto con il periodo dell’anno.

Con questo Concerto il M° Sparagna, per il quarto anno consecutivo, ha celebrato la transizione fra l’Inverno e la Primavera ma, come ben sappiamo la nostra normalità è regredita, forzatamente, in un “Inverno” di immobilità.

Questo mio articolo era già pronto da tempo ma, di comune accordo con la Redazione di HTO.tv, ne è stata posticipata la pubblicazione sino ad ora.

Le ragioni che ci hanno indotto a questa decisione sono sostanzialmente due: il desiderio di rispettare quanti stavano soffrendo per il dramma che li stava colpendo e la seconda attendere che, finalmente, “ritornasse” la Primavera. Ebbene, a quanto pare, lo scorso 18 Maggio, finalmente, è iniziato un nuovo corso che speriamo ci conduca verso la normalità.

Il Concerto di Ambrogio ora, a nostro avviso, si inserisce perfettamente in questo contesto, con la consueta prorompente carica di vitalità, gioia ed energia positiva.

Anche con questo Concerto, le originali sonorità assemblate da Sparagna ci fanno viaggiare, come di consuetudine, attraverso lo “stivale” scoprendo territori, e tradizioni, dal sapore arcaico che attingono a piene mani dalla simbologia zoomorfa.

Una trasformazione, svestirsi e cambiarsi, una simbologia che impersonifica un periodo di passaggio, una translitterazione rappresentata proprio dalle maschere, come i bellissimi Połëcïnellë Biellë di Alessandria del Carretto, piccola località calabra, ai margini del Parco del Pollino, in provincia di Cosenza, oppure dei Summeuri degli Aurunci, originari dell’area sud-occidentale le Lazio, situata fra le province di Frosinone e Latina che, con i loro lunghi bastoni sormontati da corna di animali, rappresentano il perpetuo dualismo fra il male ed il bene; il tradizionale saltarello d’Amatrice portato sul palco da tre giovanissimi amatriciani, i Fratelli d’Amatrice, che perpetuano la tradizione del carnevale di quella parte dell’Appennino centrale ed, infine, le Zampogne di Caggiano, paese collocato su un rilievo dell’Appennino lucano, al confine del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in Provincia di Salerno.

Quella di Ambrogio è una “musica antidoto”, un “virus” che si insinua nell’animo della gente e che combatte “il virus”; c’è bisogno di questa musica che risveglia lo spirito delle persone, che le avvicina e, mai forse come ora, si avverte palesemente la necessità di assimilare questi ritmi per tornare a vivere, a rivivere, a superare, affrancarsi, alzarsi e riprendere a sorridere.

L’Orchestra Popolare Italiana del Parco della Musica, OPI, diretta dallo stesso Sparagna, si fa interprete instancabile, messaggero foriero di sonorità che hanno pervaso la Sala Sinopoli regalando, per novanta minuti, un senso di vicinanza e comunanza che, parafrasando l’adagio di un vecchio spot pubblicitario con l’indimenticato Ernesto Calindri, ha fatto, temporaneamente, accantonare “il logorio della vita moderna”.

Ritmi, quelli proposti da Ambrogio con questo Concerto, che, similmente alla materia di dimensione atomica, si sono impossessati degli spazi intracellulari trasmettendo ai corpi dei numerosissimi astanti una sorta di “scarica di energia”, quasi fossero “tarantolati” non riuscendo più a mantenere una stazione statica con il loro essere.

Il Coro Popolare, puntualmente diretto dalla superba Anna Rita Colaianni, ha esaltato il viaggio sonoro proposto da Sparagna; ha “amplificato” l’ampiezza del messaggio che è insito in tutta la Musica che propone il Maestro.

La musica, seguendo i ritmi della natura, è sbocciata, fiorita, ha rafforzato le sue radici; con questo Concerto il M° Ambrogio Sparagna ha celebrato l’oblio dell’Inverno, la rivincita della vita, e della Primavera; una rinascita intrinsecamente radicata in quelle arcaiche Tradizioni Popolari, quelle che ci mantengono vivi ma che, soprattutto, ci ricordano chi siamo, da dove siamo venuti e quale direzione dovremmo prendere nella speranza di avere un futuro.

In conclusione, Sparagna, con questo Concerto, ci ha voluto rammentare che il Carnevale, e tutte le sue differenti sonorità, simboleggiano lo spartiacque tradizionale tra l’immobilismo ed il dinamismo, tra lo stare (rin)chiusi in casa, più o meno forzatamente, ed il reimpossessarsi della vita all’aria aperta; insomma, forse mai come prima d’ora, bentornato Carnevale!

Michela Cossidente

©2020 HTO.tv – Riproduzione vietata