Stessa storia, stesse spiagge, stesso mare, quello di Roma Capitale. Le recenti sentenze relative alla non colpevolezza di alcuni concessionari accusati di abusi edilizi su demanio marittimo aprono uno squarcio su cui è necessario riflettere. Apparentemente siamo davanti ad una “trionfalistica” sanatoria morale dei concessionari, tutti, anche quelli non coinvolti direttamente negli iter giudiziari. Ma guardando le cose più da vicino e leggendo con attenzione le motivazioni delle sentenze, quella relativa al Med Net ne è un esempio plastico, appare evidente che le accuse cadono sempre davanti ad inadempienze del Comune di Roma o del Municipio X. Iter amministrativi imperfetti, autorizzazioni indebite, richieste di condono mai respinte, documenti contenenti errori ecc.., tutti atti che impediscono di fatto di accertare con certezza le responsabilità e quindi la conseguenza, l’unica conseguenza possibile, è l’assoluzione del concessionario, che poi diventa dei concessionari, perché il fatto non sussiste. Nel pantano politico- burocratico affoga tutto, come in una immensa colata di cemento, responsabilità comprese. Il caso del Med Net ad esempio, fra l’altro considerato erroneamente uno stabilimento balneare quando su quella spiaggia c’è il divieto di balneazione, è un caso da manuale. Il Comune di Roma non ha mai perfezionato l’iter per normare quella struttura in legno ma allo stesso tempo riscuoteva il canone demaniale sulla struttura stessa, una anomalia tipica del pantano burocratico in cui viene soffocata sistematicamente la legalità. In contesti come questo è praticamente impossibile accertare i fatti e assegnare le responsabilità. La stessa identica dinamica si è consumata, in forma diversa ma con lo stesso esito, durante la gestione di Libera della spiaggia ex Amanusa. Ad un certo punto della storia esce un documento firmato dal dirigente municipale Nocera, ad oggi sotto processo per abuso edilizio insieme a Renato Papagni, e salta la gestione di Libera della spiaggia libera ex Amanusa in quanto alcune strutture, costruite in precedenza, risultavano irregolari. Il copione è sempre lo stesso e alla fine della storia, nei titoli di coda, c’è sempre l’assoluzione morale dei concessionari che oltre ad essere legittimati nel loro operato passano anche per vittime. Eppure di illegalità ce ne sono a pacchi, di cemento abusivo a tonnellate, di opere non conformi alle regole se ne può perdere il conto, ma quando si cade nel “pantano” politico burocratico gli unici ad uscirne limpidi sono sempre loro: gli stabilimentari. Ci sono una marea di richieste di condono edilizio su demanio pubblico, richieste che hanno sulle spalle anni e anni di attesa, richieste che dovrebbero essere respinte senza passare dal via ma che aleggiano indisturbate fino a che, in qualche iter processuale, vengono utilizzate per dimostrare l’inerzia amministrativa e quindi la non colpevolezza di chi quell’abuso lo ha fatto e vorrebbe pure condonarlo. In realtà non è il condono edilizio che interessa ma il fatto che quella richiesta di sanatoria mai evasa impedisce di accertare il fatto e quindi impedisce la condanna per abuso edilizio e quindi arriva l’assoluzione, anche morale, di chi ha commesso l’abuso. Davanti ad un quadro del genere anzi, “degenere”, ci vorrebbe un colpo d’ala dell’amministrazione capitolina. Respingere tutte le richieste di condono, tutte. Verificare e perfezionare tutti gli atti e gli iter amministrativi relativi al demanio marittimo, tutti. Far applicare le leggi vigenti sia quelle nazionali, sia quelle regionali sia quelle comunali, ordinanza sindacale compresa, senza se e senza ma. Per far questo però ci vuole qualcosa che si chiama “coraggio” e come scriveva Alessandro Manzoni “se non ce l’hai non te lo puoi dare”. L’Amministrazione Municipale e Capitolina ha promesso che entro poche settimane avvierà gli abbattimenti di alcuni abusi. Temiamo che, come per la promessa decadenza della concessione de “Le Dune” di Renato Papagni, assisteremo all’ennesima bolla di sapone. Una cosa è certa, noi non ci arrenderemo. La legalità sul mare e sulle spiagge di Roma è una fatto di principio, un principio che siamo pronti a difendere senza se e senza ma.

Marco Possanzini, Segretario Sinistra Italiana X Municipio