La IIIa edizione della “Tarantella del Carnevale” del M° Ambrogio Sparagna all’Auditorium Parco della Musica di Roma ha registrato la presenza di un’eccezionale cornice di pubblico che, in maniera entusiastica, si è fatta coinvolgere e trascinare sia all’esterno che all’interno della sala Sinopoli dove ha avuto luogo il concerto stesso.

Un pomeriggio insolitamente soleggiato, a dispetto del calendario, ha inondato l’esterno dell’Auditorium e, di fatto, ha illuminato la cornice coreografica che si è prestata a fare da quinte naturali all’esibizione del Carnevale di Montemarano; suoni e ritmi quasi sincopati, allegria e spensieratezza, nacchere e tamburelli, fisarmoniche e ciaramelle a dettare il ritmo di un Carnevale che più di una mera espressione allegorica rappresenta lo spirito stesso di tutto un paese, di Montemarano, per l’appunto, in provincia di Avellino.

L’apertura del concerto è stata affidata al Carnevale di Montemarano come una sorta di “maratona” musicale che si è spostata dall’esterno all’interno della sala passando nei corridoi, tra il pubblico che alzatosi dai sedili si è unito alle danze.

L’Orchestra Popolare Italiana, OPI, diretta dal M° Sparagna, ha presentato l’embrione della Nuova Orchestra Popolare Giovanile: Giordano Treglia un talento naturale per la Nichelarpa, la Ghironda e la Lira Calabrese e la violoncellista e virtuosa della Lira Calabrese, Federica Santoro; il loro assolo “Tarantella due Lire” ha letteralmente mandato in visibilio il pubblico che si era assiepato nella sala.

Accanto a sé, Ambrogio, per l’edizione di quest’anno, ha chiamato anche una delle voci più fresche ed apprezzate nel panorama della musica popolare sarda: Elisa Marongiu. Con il suo innegabile talento ha dato voce e forma a brani di una musicalità assolutamente deliziosa e che, come ci ha ricordato la stessa Elisa, sono stati molto apprezzati anche al di fuori dei confini nazionali durante la sua ultima tournée che l’ha vista esibirsi, letteralmente, sui palchi di tutto il mondo.

Quasi tutti i brani messi in scaletta da Ambrogio sono stati “disegnati” dalle coreografie originali create per l’occasione da una particolarmente ispirata Francesca Trenta che, assieme al suo corpo di ballo, i Danzatori Popolari, ha dato vita e “forma” alle sonorità che l’Orchestra Popolare proponeva di volta in volta.

L’ingresso delle maschere zoomorfe provenienti e tipiche del Parco Naturale Regionale dei Monti Aurunci, il gruppo montuoso dell’Italia centrale, appartenente all’Antiappennino laziale, che sovrasta il Golfo di Gaeta, ha fatto da “spartiacque” fra la prima e la seconda parte del concerto dove l’addizione del Coro Popolare, diretto come di consuetudine dalla sempre impeccabile Anna Rita Colaianni, ha incrementato tanto il tasso dell’allegria generale quanto l’effetto presenza delle note musicali.

Sempre più spesso, ed in modo particolare in occasione di questo concerto, il M° Sparagna si è fatto apprezzare, oltre che per il suo innegabile virtuosismo con l’Organetto, anche per le sue doti di divulgatore. Ho particolarmente apprezzato le sue introduzioni ai brani che di lì a poco venivano eseguiti, le sue impeccabili, ed esaurienti, spiegazioni hanno consentito a me, e credo anche al restante numerosissimo pubblico presente in sala, di inquadrare e di mettere a fuoco, tanto la storiografia quanto l’allocazione etnografica del brano. Un concerto, una festa di popolo, una sorta di “Lectio Magistralis”, un caleidoscopio, a tutto tondo, sulle tradizioni e sulle radici più profonde del Carnevale inteso come momento di aggregazione di popolo, di gente che trascura, ancorché per un periodo temporale limitato e sostanzialmente definito le differenze di ceto, di censo e di provenienza; un momento di aggregazione, appunto, che seve a creare ed a cementare una comunità che si ritrova e riconosce nelle tradizioni più profonde con l’unico intento di perpetrarne la memoria.

In conclusione, Ambrogio, ancora una volta, ha sapientemente assemblato, ma solamente con apparente facilità, sonorità originate dalla storia e storie edificate sui suoni; una ricerca, quella di uno dei più affermati ed apprezzati etnomusicologi a livello nazionale, ma non limitatamente al territorio italiano, che conduce il M° Ambrogio Sparagna a spaziare in quella dimensione tipica proprio della tradizione orale, a nutrirsi ed a condividere, al contempo, con il sempre più numeroso pubblico che assiste ai suoi concerti, dei preziosi frammenti di un noi non troppo passato, di un noi non poi così lontano da noi, di quel noi che ci ha permesso, che ha reso possibile l’essere e divenire proprio quel noi del nostro presente.

Michela Cossidente

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