Un viaggio in treno, con un treno d’altri tempi, da Mestre a Bassano del Grappa, e ritorno, quello organizzato, il Primo Maggio, da AVAPO Mestre in collaborazione con il Gruppo Fermodellistico Mestrino e la Fondazione FS Italiane.

AVAPO Mestre, Associazione Volontari Assistenza Pazienti Oncologici, è una ONLUS la cui mission è “Migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici e delle loro famiglie” attraverso sia l’assistenza domiciliare che il supporto psicologico, da parte dei volontari, in una fase della vita di difficile gestione.

Il viaggio, in carrozze perfettamente restaurate dalla Fondazione FS Italiane, aveva lo scopo di raccogliere fondi a sostegno delle attività svolte proprio da AVAPO Mestre. Un’iniziativa particolarmente apprezzata visto che tutti i posti disponibili nelle carrozze sono stati occupati dagli entusiasti partecipanti che hanno potuto così unire un doveroso senso di solidarietà con l’aspetto più ludico del viaggio stesso.

Sedili di legno, lucidi, duri, spartani ma di una bellezza essenziale; posti a sedere che si “affacciano” sugli altri viaggiatori, quasi un invito alla socializzazione, alla condivisione. La peculiarità di questo aspetto realizzativo dei sedili suggerisce, istintivamente, una sorta di metafora sul lavoro svolto proprio da AVAPO Mestre; questa vicinanza, la comunanza, il poter osservare i compagni di viaggio negli occhi, permette di annullare le distanze, abbatte le barriere e portare tutti sullo stesso piano. A questo proposito, nell’intervista che ci ha cortesemente rilasciato la Presidente di AVAPO Mestre, Dott.ssa Stefania Bullo, abbiamo avuto modo di approfondire lo spirito che anima i volontari, le attività svolte, il sostegno offerto e la mole di lavoro che, giornalmente, viene profusa dagli stessi, a favore dei pazienti oncologici, al loro domicilio.

Con il Presidente del Gruppo Fermodellistico Mestrino, Fabio Cerato, abbiamo compiuto un viaggio nel viaggio. Il Presidente ci ha illustrato le caratteristiche salienti del materiale rotabile che componeva il convoglio con il quale, partendo da Mestre (VE), abbiamo raggiunto Bassano del Grappa (VI). Le carrozze, denominate colloquialmente “100 porte” in virtù della generosa quantità di accessi alle stesse, sono possenti, imponenti, solide, di un bel colore marrone brillante, tutte uguali, tutte perfettamente restaurate e riportate allo stato originario con un lavoro certosino che si può notare solo se si presta attenzione alla miriade di dettagli che sfuggono all’occhio dell’osservatore più sbadato.

C’è una carrozza passeggeri, fra le cinque che compongono il convoglio, che è unica: è suddivisa in tre classi; si va dalla terza classe, dove tutto è spartano, funzionale ed essenziale, si raggiungono poi, tramite un corridoio laterale, gli scompartimenti di prima classe dove gli allestimenti sono stati pensati per offrire il massimo del comfort per l’epoca ai viaggiatori. Proseguendo lungo lo stesso corridoio si raggiungono, infine, gli scompartimenti di seconda classe con una struttura simile alla prima ma con rifiniture e comfort di un livello inferiore.

Anche in questo caso, il restauro è stato compiuto con maniacale e certosina perizia: tutto si presenta come se la carrozza fosse appena uscita dalla fabbrica che la ha allestita, le modanature ed i dettagli in legno massello non presentano nessun tipo di usura, i velluti dei divani della prima classe sono intonsi, morbidi e piacevoli al tatto, la simil-pelle dei sedili di seconda classe non presenta alcun segno di usura, non ci sono screpolature, passandovici sopra la mano questa scivola perfettamente senza incontrare asperità o porosità anomale; è un vero piacere servici sopra ed immaginare un viaggio seduti, comodamente, su quei generosi divani.

Non poteva di certo mancare la carrozza di servizio, la carrozza postale, inutile ripeterlo rimessa, sostanzialmente, a nuovo anche questa. Decisamente spartana, rumorosa, essenziale. Sono presenti tutti i comandi di servizio del treno. Riservata al personale viaggiante, con la scrivania del Capo Treno che fungeva anche da tavolo per consumare i pasti durante i viaggi, offre un punto di vista previlegiato durante il viaggio: due finestrini strategicamente posizionati e che permettono di osservare la corsa del convoglio, da ambo i lati della carrozza. Un’altra particolarità di questo specifico vagone sta nel fatto che è suddiviso in due sezioni, la prima è quella appena descritta, la seconda invece fungeva, sostanzialmente, da deposito bagaglio e trasporto merci.

Ho provato una forte emozione quando ho percorso quella sorta di tunnel che collegava la carrozza passeggeri e varcato la porta di questa particolare carrozza. Toccare con mano, o per meglio dire “accarezzare” con lo sguardo la struttura mi ha fatto capire quanto doveva essere duro e faticoso il lavoro del personale viaggiante quando ancora questi convogli erano non una curiosità come lo sono ora, ma la realtà degli spostamenti su rotaia.

A trainare questo stupendo convoglio una Locomotiva a Vapore. Impressionante, mastodontica, nera, sbuffante, calda, possente; incute una certa dose di rispetto tanta e tale è la sua mole. Si resta senza fiato ad osservarla da vicino, un capolavoro di ingegneria meccanica, una selva di bielle, pistoni, tubi, manometri, leve ed una bocca infuocata avida ed affamata di carbone.

Dietro di lei, un “carrello” carico di carbone e di acqua, i due elementi base con cui alimentare il suo lungo “stomaco” e fra queste due “montagne” di acciaio su ruote, spunta un uomo, una figura esile rispetto alla possanza del mezzo. Il volto è giovanile ancorché imbrattato dalla fuliggine, pesanti guanti da lavoro, intrisi di olio, gli proteggono le mani, un fazzoletto, annodato al collo evita che il sudore della fronte grondasse sulla camicia blu ed un berretto calcato in testa lo rendono, all’occhio dell’osservatore, una figura quasi surreale.

Quella vista mi riporta, istantaneamente, alla mente il compianto Pietro Germi con il suo “Il ferroviere”, film dal taglio neorealista-intimistico presentato in concorso, nel 1956, al 9º Festival di Cannes, dove il protagonista, lo stesso Germi, è il macchinista di un treno a vapore.

Germi ebbe a definire il suo film con queste parole «Un film fatto per gente all’antica… col risvolto dei pantaloni» e, se mi è permesso paragrafarlo, definirei il lavoro del macchinista come «Un lavoro fatto per gente all’antica… col risvolto dei pantaloni». Ci vuole passione ed una dose sconfinata di dedizione, impastata con un amore viscerale per questo tipo di macchine per decidere di prendere il brevetto di macchinista di treni a vapore.

Il viaggio, già di per sé estremamente gradevole, è stato ulteriormente arricchito dalla aggraziata presenza di alcuni rappresentanti di Venezia 800 e Trieste 800. Signore e Signori in abiti d’epoca di una bellezza ammagliante ed un fascino struggente. Tutti i capi sono stati confezionati artigianalmente e su misura attenendosi rigorosamente alla moda ed ai disegni dell’epoca; stoffe, broccati ed accessori che riproducono con fedeltà assoluta i gusti stilistici di allora. La presenza di queste “figure” leggere ed eteree in una qualche maniera, quasi si scontrava con la ricchezza dei volumi degli abiti delle Signore che, ad onor del vero, sembravano perfettamente a loro agio vestendo quei panni così ricchi ed elaborati, a dispetto del meteo decisamente clemente. Il palesarsi di queste figure, oltre che a suscitare una notevole curiosità da parte di tutti i viaggiatori, ha conferito un’aura ed un’atmosfera quasi magica per tutta la durata del viaggio. Sembrava, in qualche modo, che il tempo si fosse cristallizzato quasi come se, passando da una carrozza all’altra, si traversasse un portale spazio-temporale e ci si ritrovasse catapultati istantaneamente in un’epoca lontana, a fine XIX secolo. Insomma il giusto compendio per potersi calare, ancorché per una frazione di tempo limitata, in un’epoca dove il viaggio, oltre che permettere lo spostamento fra due punti della carta geografica, era piacere per il viaggio stesso; dove, prima della velocità pura, dei limiti da superare, dei record da abbattere, venivano le persone e la loro appartenenza al genere umano in movimento che come tale riusciva, realmente, ad assaporare, in maniera pressoché completa, un viaggio.

Un’esperienza unica che sicuramente ripeterò e che consiglio vivamente di provare.

Per chi fosse interessato ad approfondire o meglio conoscere le attività di AVAPO Mestre, a questo LINK troverà tutte le informazioni.

Gli amanti del Fermodellismo troveranno, a questo LINK, tutte le informazioni relative al GFM (Gruppo Fermodellistico Mestrino).

Le informazioni sulla Fondazione FS Italiane, invece, sono raggiungibili da questo LINK.

Michela Cossidente

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