Da Jacopo de Barbari al contemporaneo” questo il titolo della personale dell’artista visuale veneziano Alberto Zampieri.

La mostra, inserita nel calendario degli eventi organizzati dal Comune di Mirano per celebrare i 1600 anni della fondazione di Venezia, si snoda su due ambienti espositivi situati all’interno del parco “XXV Aprile”.

Villa Morosini, dalle tipiche connotazioni architettoniche neopalladiane, e la limitrofa Barchessa, sono state riaperte al pubblico, dopo la chiusura forzata a causa della pandemia da Covid-19, proprio in occasione di questa mostra.

La mostra prende spunto da una riproduzione in vetro e foglia d’oro, prestata per l’occasione da Gilberto Peguri, dell’opera più conosciuta del pittore veneziano Jacopo de’ Barbari: la famosa “Veduta di Venezia”, una veduta prospettica a volo d’uccello della città, il cui originale è conservato al Museo Correr di Venezia.

A fare da contraltare a quest’ultima, Alberto Zampieri ha posto una sua opera, di dimensioni identiche, realizzata in multistrato e foglia d’oro, di uno scorcio di Venezia che consente al visitatore di collegare l’opera del de’ Barberi alle opere di Zampieri esposte all’interno della Barchessa.

Entrando in Barchessa si viene accolti da un “Alieno”, un olio su tela del 2020, che sembra dare indicazioni su due direzioni opposte e mette il visitatore di fronte alla scelta se iniziare la visita da sinistra oppure da destra.

Le opere di Zampieri, dalla forte connotazione onirico-surrealista, sono il frutto del lavoro compiuto durante il periodo di lockdown, dove, come lui stesso ha spiegato ai nostri microfoni, ha sentito l’esigenza di scavare, intensamente,  all’interno la frustrazione generata dall’incertezza del presente ed il pessimismo per il futuro.

Ne sono scaturite una serie di opere, dal forte impatto emotivo ed evocativo, che stimolano il visitatore a meditare, ed in maniera quasi brutale, lo pongono di fronte all’incertezza del presente.

Le opere di Zampieri non forniscono risposte, al contrario, generano domande alle quali l’artista sembra suggerire alcune possibili direzioni di indagine, come ad esempio con le ”Trivelle temporali” e le “Trivelle spaziali” ma sempre lasciando il visitatore avvolto nella sua solitudine, metafora quest’ultima, del periodo che ancora stiamo vivendo.

Ad accompagnare le opere pittoriche, alcune sculture, sempre realizzate durante il periodo di lockdown, con le quali l’artista ritorna alla scultura, richiamato dall’esigenza di relazionarsi nuovamente con la materia, e che esprimono, prepotentemente anch’esse, il disagio di non potersi relazionare con i propri simili.

Con “Da Jacopo de Barbari al contemporaneo” Alberto Zampieri riesce ad esprimere con notevole forza espressiva il disagio generato, in ognuno di noi, dal non sapere e del non capire; l’artista coinvolge, e guida, il visitatore in un viaggio surreale, quasi come un moderno Caronte, attraverso scenari di una quanto mai sfuggente ed apocalittica attualità sino a farlo sentire, lui stesso, parte di un disegno oscuro e ben lontano dall’essere decifrato.

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Michela Cossidente

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