Ogni mareggiata, ogni volta che spira libeccio e il mare ruggisce, la litania è sempre la stessa: la conta dei danni “subiti” dagli stabilimentari. Ma se le costruzioni invadono tratti di arenile che non potevano e non dovevano essere occupati, se le costruzioni da smontabili a fine stagione sono diventate permanenti ed in cemento armato che più fisse non si può, c’è poco da fare: il mare le abbatte senza la necessità di sentenze o delibere. Adesso gli stabilimentari avanzeranno anche la pretesa di essere risarciti del danno subito, ma quale danno subito? il danno lo ha subito l’ambiente e lo hanno subito i cittadini anche in termini di mare negato. Quindi c’è poco da fare perchè sono gli stabilimentari che dovrebbero pagare per i danni prodotti in tutti questi decenni di abusi e di impunità stratificate. E’ notizia arcinota, il litorale è inzeppato di costruzioni abusive, che in alcuni casi aggirano pure le regole, spesso non considerate tali per il voluto avvitamento burocratico che rende opaca e opinabile qualsiasi evidenza. Davanti a questa condizione, dove addirittura ci sono costruzioni che hanno quasi messo i piedi nell’acqua, possiamo meravigliarci se il mare d’inverno si riprende naturalmente una porzione di spazio che doveva essere libera da ostacoli ? Non c’è cosa più stupida, diceva Albert Einstein, che pensare che le cose cambino facendo sempre le stesse cose. L’idea di risolvere tutto con i ripascimenti morbidi è un’astuzia che serve a difendere ciò che l’uomo ha costruito sulla costa e non la costa in quanto tale perchè per difendere la costa bisognerebbe fare solamente una cosa: liberarla dal cemento che la strangola e smontare le strutture a fine stagione estiva così come prescrive la legge, così’ come accade in tutto il mondo. Ma sul mare di Roma la legge è qualcosa di alieno, che non regge al confronto con la prepotenza, l’arroganza e la protervia di chi pensa che il demanio marittimo sia una proprietà privata. Sarebbe ora che l’amministrazione, raccogliendo un pò di coraggio, dica agli stabilimentari di rimuovere immediatamente i rottami dagli arenili prima che finiscano in acqua e vigili sulle abitudini consolidate dei padroni del mare: dare fuoco sull’arenile ai rottami così come documentato lo scorso anno da un report fotografico. Adesso veramente basta, oltre al danno non è possibile tollerare la beffa così come non è possibile accettare che l’amministrazione si ammutolisca davanti le pretese di chi dovrebbe chiedere scusa prima di pagare i danni prodotti ed invece si permette anche di avanzare pretese di risarcimenti. Preservare la costa, avere cura dell’ambiente, significa iniziare a far rispettare le regole che esistono ma purtroppo, sul mare di Roma, chiedere ed ottenere il rispetto delle regole è una impresa epica.
Marco Possanzini, Segretario Sinistra Italiana X Municipio