Gli interventi di ripascimento “ricostruttivo” previsti, utilizzando fra l’altro anche la sabbia prelevata dal deposito accumulato dal dragaggio della foce del Canale dei Pescatori, rischiano di essere l’ennesimo buco nell’acqua, l’ennesimo sperpero di risorse pubbliche, vista l’insistenza delle perturbazioni atmosferiche e dei venti di libeccio che statisticamente caratterizzano tutta la durata dell’autunno, dell’inverno e buona parte dell’inizio primavera.  Il X Municipio è riuscito ad ottenere un contributo dalla Regione Lazio di circa 90 mila euro per appaltare i lavori di prelevamento della sabbia dragata e accumulata sul molo di ponente del Canale dei Pescatori al fine di riversarla nei punti di costa a maggior erosione: le spiagge di levante. I lavori sono “trionfalmente” iniziati e già camion e ruspe sono allegramente attivi sul demanio marittimo. Ciò che ci lascia sgomenti,  fra le tante cose, è che questo intervento oltre ad essere fatto con sabbie quasi sicuramente inquinate, a causa dei venti di libeccio caratteristici del periodo stagionale e che determinano imponenti mareggiate, sarà praticamente inutile. Un pannicello che nemmeno è caldo, al massimo potenzialmente inquinato. Le sabbie dragate dalla foce del Canale dei Pescatori sono idonee al ripascimento? Qualcuno, l’Arpa Lazio ad esempio, le ha esaminate verificando la presenza di sostanze nocive?  Non è un caso che esista da sempre in quel tratto di mare adiacente la foce del Canale dei Pescatori, l’ex MED per capirci, il “Divieto di Balneazione”. Relativamente  alla sabbia prelevata dal Canale dei Pescatori, è garantito il rispetto delle norme e delle leggi igienico-sanitarie vigenti sul trattamento e riutilizzo delle sabbie inquinate per il ripascimento degli arenili? La Giunta Di Pillo dovrebbe rispondere a queste così come ad altre domande, vista la delega sulle spiagge di cui gode l’Amministrazione Municipale, evitando di scaricare eventualmente le responsabilità “sugli altri”. Anche un ripascimento morbido fatto con sabbia prelevata in mare, eseguito in queste settimane, rischia di essere un buco nell’acqua perché le forti mareggiate che probabilmente si abbatteranno sul litorale  renderanno vana qualsiasi iniziativa atta a preservare la costa dai fenomeni erosivi. C’è poi un’ultima, ma non meno importante, riflessione: questi interventi di ripascimento servono a  preservare le coste oppure servono per preservare ciò che sulle coste è stato indebitamente costruito e che ha amplificato i fenomeni erosivi ? Temiamo che la risposta esatta  sia la seconda. Tutelare il territorio, tutelare le coste, anche dall’erosione costiera, significa iniziare a valutate l’impatto devastante determinato dall’utilizzo proprietario e spregiudicato  del mare e delle spiagge in concessione operato dai concessionari che indisturbati hanno realizzato di tutto e di più dove non avrebbero potuto e dovuto. Ora, dopo le prime e importanti mareggiate, chiedono anche i danni e pretendono interventi eseguiti con soldi pubblici, cioè di tutti noi. E’ singolare da parte dei concessionari invocare interventi fatti utilizzando i soldi dei cittadini quando da sempre i cittadini sono privati del diritto di accesso al mare e alle spiagge. Sono i cittadini a dover essere risarciti per i danni subiti e non certo gli “stabilimentari” che, con i loro usi e abusi sul demanio marittimo, sono una parte del problema e non certo la soluzione. Tutelare la costa significa anche liberarla dal cemento “abusivo” restituendo ai cittadini una spiaggia rinaturalizzata e un mare ad accesso finalmente libero, così come prevede la legge vigente.

Marco Possanzini, Segretario Sinistra Italiana X Municipio