Piazza Martiri a Mirano, Comune della Città Metropolitana di Venezia, si è trasformata in un parterre gremito, ma nei limiti imposti dalle restrizioni epidemiologiche vigenti, di autorità in rappresentanza della Regione Veneto, della Città Metropolitana, dei Comuni confinanti e limitrofi, dei rappresentanti delle Forze dell’Ordine e delle società sportive che insistono nel territorio comunale per festeggiare il neo campione olimpico nell’inseguimento a squadre di ciclismo a Tokyo 2020 Francesco Lamon del Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre.

A fare gli onori di casa la Sindaca, Maria Rosa Pavanello ed il Presidente dell’Unione Ciclistica Mirano, Paolo Mario Bustreo, dove Francesco ha iniziato la sua carriera di ciclista.

Una piazza d’oro per Francesco Lamon”, questo il titolo scelto per la serata di festeggiamenti in onore del giovane atleta miranese, classe 1994, che assieme ai compagni di squadra, Jonathan Milan, 20enne da Buja, Simone Consonni, 26enne bergamasco, e Filippo Ganna, 25enne da Verbania, è entrato nell’Olimpo del ciclismo mondiale su pista.

Il quartetto delle meraviglie si è imposto, imperiosamente, sui favoritissimi danesi nella finale olimpica, lo scorso 4 Agosto, infrangendo il loro stesso record del mondo di 3:42.307 stabilito in semifinale contro i Neozelandesi, solo il giorno prima, con uno stratosferico 3:42.032.

I festeggiamenti, in realtà, sono iniziati subito dopo la vittoria a casa dei genitori di Francesco, a Zianigo, dove la diretta dell’evento è stata seguita assieme alla Sindaca ed al Presidente dell’U.C. Mirano e sono proseguiti all’aeroporto Marco Polo di Tessera al rientro di Francesco dal Giappone.

La serata di festeggiamenti, condotta a ritmo serrato da Moreno Martin, è iniziata con i saluti di rito da parte dei rappresentanti istituzionali, in primis da parte di un’insolitamente commossa Sindaca Pavanello, sino al Presidente dell’UC Mirano Paolo Mario Bustreo, che con la voce rotta dall’emozione, ha ricordato gli anni in cui Francesco ha gareggiato vestendo la storica maglia bianco nera della Società miranese.

Di saluto in saluto si è arrivati al momento, forse, più atteso ossia l’intervista a Francesco Lamon da parte di Silvio Martinello, il cinque volte Campione del Mondo e Campione Olimpico, ad Atlanta 1996, nella corsa a punti.

Silvio e Francesco hanno ripercorso, per immagini, le prime pedalate di Francesco, sino a rivivere insieme, a tutti i presenti, quei fantastici quattro minuti scarsi della finale olimpica.

Applausi a scena aperta da parte di tutti i presenti, e qualche lacrima che segnava le guance a più di qualche persona, alla fine della riproduzione del filmato della finale olimpica.

Alla fine dell’intervista, sul palco, sono saliti i genitori di Francesco, papà Giuseppe, mamma Martina, la sorella Anna e la fidanzata Sara che, comprensibilmente orgogliosi, hanno evocato come sia nata in Francesco la passione per la bicicletta, prima, ed il ciclismo poi.

Il momento, a mio personalissimo avviso, più umanamente toccante è stato quando Franco Testa, ultimo Campione Olimpico Italiano nell’inseguimento a squadre ai Giochi della XVII Olimpiade di Roma 1960, con il tempo di 4:30.900, ha regalato a Francesco la Maglia Bianca, ornata dai cinque cerchi olimpici, che veniva consegnata ai vincitori della Medaglia d’oro ed il commovente scambio della rispettiva Medaglia d’oro.

Sessantuno anni di differenza fra le due medaglie d’oro, Roma 1960, Tokyo 2020 (2021) ma, negli occhi dei due campioni olimpici, al netto della differenza di età, la luce della gioia e dell’orgoglio, per quella medaglia, era la medesima.

La serata si è conclusa con la premiazione, e la consegna dei riconoscimenti, al neo Campione Olimpico.

A seguire Francesco Lamon si è concesso all’abbraccio dei sui tifosi firmando autografi con gli annessi, ed immancabili, “selfie” a quali non si è sottratto.

Intervistato, ai nostri microfoni, Francesco si è dimostrato essere rimasto il ragazzo della porta accanto che era prima della sua partenza per Tokyo, schietto, sincero ed onesto, che non si è montato la testa nonostante l’improvvisa, e meritatissima, notorietà.

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Michela Cossidente

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